Nel giorno dei razzi lanciati da Hamas contro Israele è nata a Parigi l'Internazionale delle moschee: col silenzio dei presenti, sui civili israeliani con le buste della spesa ancora in mano giustiziati dai miliziani. Mentre veniva azionato l'assalto del gruppo politico-militare che governa Gaza (e si ispira al movimento religioso dei Fratelli musulmani) nel comunicato del rettore della Grande Moschea di Parigi, svelato su X da Florence Bergeaud-Blackler, antropologa del Centro nazionale della ricerca scientifica (Cnrs), si apprende che «eminenti studiosi, religiosi, rappresentanti di moschee e associazioni islamiche di 17 paesi europei» riuniti Oltralpe su invito del rettore Mohamed Hafiz hanno dato vita all'Ammale, l'Alleanza delle Moschee, Associazioni e Leader Musulmani in Europa. L'obiettivo? Incoraggiare «un profondo senso di responsabilità e coesione per affrontare le numerose sfide che affliggono l'islam e la comunità musulmana in questo continente». Si invita cioè a potenziare quella forma strumentale di mediazione o «moderazione» (Wasatiyyah) con cui i Fratelli musulmani agiscono in Europa indirizzando i fedeli nella quotidianità, alzando il ditino su come comportarsi tra Corano e società moderna. Si ribadisce l'attribuzione del ruolo di arbitri ai «leader» islamici, in assenza di una figura come quella del Papa per i cattolici. Ma soprattutto si invita a finirla con gli antagonismi.
I litigi continui tra le varie associazioni hanno infatti indebolito l'islam politico. E per recuperare forza nell'Ue, dove molti fedeli ad Allah sono stufi del potere acquisito da imam improvvisati o venuti da chissà dove, che dettano regole da moschea a moschea, ecco una manovra collettiva per rialzare la testa. Nel suo discorso, il rettore della Grande Moschea di Parigi ha sottolineato che l'Alleanza si baserà sul rafforzamento della collaborazione e del coordinamento tra moschee e associazioni islamiche, nonché sullo sviluppo di strategie volte a rafforzare le relazioni positive dei musulmani nel contributo alle società. «Ciascuno di noi, in parti uguali, verso obiettivi comuni». L'islamizzazione, da raggiungere attraverso l'adesione alla dottrina del «giusto mezzo», denuncia Bergeaud-Blackler. Un sottilissimo soft power. Oltralpe si contendono lo scettro il Consiglio francese del culto musulmano (Cfcm) creato nel 2003, di cui è nota la vicinanza ideologica ai Fratelli musulmani, e il Forum dell'Islam de France (Forif), lanciato nel 2022. La Grande Moschea di Parigi ha sfruttato la «guerra» per dare nuova forza ai luoghi di culto, puntando ad aumentare le capacità di pressing, mentre Macron vuol cancellare le ingerenze. Vedi l'abbigliamento a scuola, sull'abaya: vietata in classe alle ragazze dal governo per frenare proselitismo e separatismo. Predicatori e «dirigenti» spesso altro non sono che membri di un'associazione che ha nel nome la parola «moschea» o «comunità islamica», e che sovente riceve soldi da Stati extra-europei senza alcuna reale autorità religiosa.
Sigle che hanno creato un'autorità parallela a quello dello Stato. Per mantenerla, accrescerla, serve loro una strategia comune. Altrimenti vincono le leggi della democrazia. E si indebolisce il potere di indirizzo degli imam (che l'occidente fa finta di non vedere).
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