La Nato: "Non siamo in guerra con Mosca". Attacchi in Russia, frenata di Zelensky

Parigi replica all'accusa di un coinvolgimento diretto dell'Occidente nel conflitto. Biden pensa al viaggio in Europa. Kiev alza l'asticella delle richieste e insiste sull'invio di jet e missili a lungo raggio

La Nato: "Non siamo in guerra con Mosca". Attacchi in Russia, frenata di Zelensky

New York. Il via libera dei carri armati occidentali all'Ucraina ha scatenato l'ira di Mosca, anche se Volodymyr Zelensky ha assicurato che non ha intenzione di combattere in territorio russo. E all'indomani della decisione di Joe Biden e degli alleati emergono nuovi dettagli sulla tempistica per l'arrivo dei tank. Il Regno Unito, secondo quanto riferito dal sottosegretario alla Difesa britannico, Alex Chalk, spera che i 14 Challenger 2 che sta fornendo all'Ucraina arrivino nel Paese alla «fine di marzo». Mentre il viceministro della Difesa polacco Wojciech Skurkiewicz ha spiegato che consegnerà i carri armati Leopard «entro poche settimane», non appena le forze di Zelensky saranno addestrate. E il governo tedesco prevede di consegnare i suoi Leopard «alla fine di marzo, inizio aprile».

Il presidente americano, intanto, secondo fonti citate da Nbc News, starebbe valutando l'ipotesi di un viaggio in Europa il prossimo mese, in coincidenza del primo anniversario dell'invasione russa dell'Ucraina. I media Usa hanno ricostruito le intense trattative per sbloccare i tank, sottolineando che la decisione è seguita a settimane di tensione dietro le quinte fra gli alleati di Kiev, risolte poi da Biden che ha optato per l'invio degli Abrams in modo da mostrare un fronte unito della coalizione. Il comandate in capo ha ceduto, seppure con riluttanza, a dare il suo via libera, che ha sbloccato l'invio dei Leopard da parte della Germania e di altri Paesi. Una decisione duramente criticata dal suo predecessore Donald Trump. «Prima arrivano i tank, poi le testate nucleari», ha tuonato l'ex presidente in un post sul suo social media Truth, sottolineando che «bisogna mettere fine a questa guerra folle adesso. È così facile». Per il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, la fornitura di carri armati a Kiev è la prova del coinvolgimento diretto dell'Occidente nel conflitto. Il leader di Kiev, però, in un'intervista a Sky News ha assicurato che per lui «le persone sono la priorità numero uno. Ecco perché non voglio combattere sul territorio russo». «Voglio solo che i russi fermino la guerra e lascino il nostro Paese il più rapidamente possibile», ha continuato, ribadendo: «Posso dire con certezza che se lasciano il nostro territorio la guerra finirà».

Nel frattempo, Zelensky ha alzato l'asticella delle richieste agli occidentali domandando missili a lungo raggio e aerei da combattimento. «Ho parlato con il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, dobbiamo aprire la fornitura di missili a lungo raggio all'Ucraina, è importante - ha spiegato - dobbiamo anche espandere la nostra cooperazione nell'artiglieria e ottenere la fornitura di jet». Anche da Parigi il ministero degli Esteri ha ribadito che «né la Francia, né nessuno dei suoi partner, è in guerra contro la Russia», respingendo le affermazioni di Mosca: per la portavoce del Quai d'Orsay, Anne Legendre, la fornitura di attrezzature militari nel quadro dell'esercizio della legittima difesa non costituisce una co-belligeranza. Le sue affermazioni seguono quelle della ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock, per cui è importante che i partner occidentali coordinino gli aiuti militari a Kiev: «La cosa cruciale è che lo facciamo insieme e non facciamo il gioco della colpa in Europa, perché stiamo combattendo una guerra contro la Russia e non uno contro l'altro». E secondo diverse fonti, nelle cancellerie occidentali ora si sarebbe già iniziato a discutere dei missili a lungo raggio, anche se la settimana scorsa gli Usa hanno deciso di non fornire i sistemi Atacm: «Pensiamo che gli ucraini possano cambiare la dinamica sul campo di battaglia e ottenere il tipo di effetti che desiderano per respingere i russi senza gli Atacm», ha spiegato il sottosegretario alla Difesa Usa Colin Kahl.

All'epoca, tuttavia, Washington non era pronta neppure a fornire i tank Abrams, fatto che dimostra come cambi di rotta repentini siano frequenti in questo conflitto. Intanto il Fmi sta valutando lo stanziamento di 16 miliardi di dollari di aiuti per Kiev.

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