Nave assaltata, Iran nel mirino. "Imminente una risposta dura"

Teheran nega ogni responsabilità, ma Bennett avverte: "Sbaglio che pagherete". Si muovono gli Usa

Nave assaltata, Iran nel mirino. "Imminente una risposta dura"

«Israele dimostrerà che l'Iran ha fatto un serio errore attaccando la nave Mercer Street» ha detto il primo ministro Naftali Bennett ieri. Non gli importa se dopo una prima generica ammissione, il portavoce del ministero degli Esteri Said Khatibzadeh ha negato tutto. Per Bennett si tratta di un gesto codardo e possiamo cominciare a interrogarci su quale sarà la sanzione. Lo stesso segretario di Stato americano Antony Blinken assicura che è «imminente» una risposta appropriata. Qualcosa accadrà. Israele ha dimostrato di avere molte possibilità di penetrare la corazza iraniana per trovare la strada del cuore nucleare, delle centrali cibernetiche, delle basi dei «proxy» anche senza avventurarsi in guerre fatali.

Bennett nel passato, quando era ministro della Difesa di Netanayhu disse che avrebbe costretto l'Iran a lasciare la Siria: «Che ci sta a fare là? In 12 mesi lo cacceremo». Così disse, ma Bennett sapeva benissimo che gli Ayatollah sanno quello fanno, e che la Siria è un anello fondamentale nella loro strategia, anzi, in quella del defunto generale Soleimani che stava costruendo la sua grande «luna crescente» dall'Irak allo Yemen giù per il Libano e la Siria in tutto in Medioriente.

La nave su cui sono stati fatti fuori il capitano romeno e un inglese, era l'obiettivo, presumibilmente, di una vendetta iraniana contro i bombardamenti israeliani su basi e convogli iraniano-libanesi in Siria. Il fatto che non sia venuta dalla Siria, può dimostrare semplicemente che le forze della Repubblica islamica sono indebolite dall'assenza di Soleimani, e che risulta più comodo colpire in mezzo al mare vicino all'Oman tramite l'uso della schiera di droni iraniani. D'altra parte può significare che è proprio il potere centrale a Teheran, compreso il nuovo presidente Raisi che sta per insediarsi, che ha deciso di colpire dove Israele è più indifeso.

L'uccisione di due marinai del tutto estranei, fra cui di un cittadino di un Paese che appartiene alla Nato, dà spazio al nuovo programma del ministro degli Esteri Yair Lapid di spiegare al mondo che l'Iran per colpire Israele non ha problemi a uccidere chi gli capita. Che il pericolo iraniano, riguarda tutti. Anzi, che le dimostrazioni di spavalderia contenute nel terrorismo gli si attagliano: fanno paura a tutti, e spingono al silenzio; portano anche al compromesso a Vienna, dove insieme a Biden tutto il mondo siede impaziente di firmare un accordo uguale a quello disastroso di Obama del 2015. Ma accadrà presto?

L'Europa dà qualche segno di essersi stufata, l'Iran ha giocato a rimandare l'accordo: tutti sanno che sta usando questo tempo per arricchire velocemente tutto l'uranio che può. Il fatto che l'Iran crei tanta confusione proprio adesso non deve essere considerato casuale: è prima di tutto un film per la folla disperata nelle strade che grida a Khamenei che non ne può più e si batte valorosamente contro la Guardia Rivoluzionaria.

Se per l'Occidente arrivare a un accordo è un obiettivo che fa da comma alla parola pace, per gli Ayatollah l'interesse primario è la necessità divina di mantenere il potere e di usarlo per i propri fini espansivi. L'arricchimento atomico non sarà sacrificato se questi obiettivi non concorderanno con l'eventuale patto. Bennett parte per gli Usa per il suo primo incontro con Biden questo mese. Speriamo si capiscano.

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