Chissà se l'ideatore del reddito di cittadinanza, che altri non è se non il presidente dell'Inps Pasquale Tridico, avrà in mente di utilizzare di qui a breve qualche stratagemma lessicale per spiegare quanto sia stato inadeguato il suo piano per il contrasto alla povertà e l'attivazione dei navigator per l'accesso al mercato del lavoro. I fatti, ma soprattutto i numeri, dopo un anno di lavoro dei navigator parlano chiaro: un fallimento in piena regola tra risultati deludenti e costi ingenti. Come ha ricordato il Messaggero, da agosto scorso a oggi, coloro che sono stati ingaggiati a tempo determinato con tanto di concorsone per mettere in relazione domanda e offerta di lavoro, ci sono costati 7,5 milioni di euro al mese tra stipendio, benefit e tasse. Pari a 90 milioni complessivi. Da qui ad aprile 2021 ce ne costeranno altri 45. E con questo impiego di risorse sono stati in grado di trovare lavoro a circa 40 mila italiani su 800 mila percettori di Rdc. Tra giovani e meno giovani e senza inveire sulle percentuali. In pratica per ogni posto di lavoro trovato l'erario ha impegnato ben 2.250 euro. E che non si dia tutta la colpa all'emergenza Covid 19 perché a oggi, a lockdown concluso da mesi, i nuovi percettori del reddito di cittadinanza che avrebbero dovuto sottoscrivere la Did ossia la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro non riescono a mettersi in contatto né con i centri per l'impiego, né con l'Anpal (Agenzia per le politiche attive del lavoro) sia utilizzando il mezzo informatico, sia utilizzando il semplice telefono. Eppure sembra che per accedere ai Centri per l'impiego si debba necessariamente prendere un appuntamento in ragione delle regole anti-Covid 19.
Ma quel che appare decisamente più grave in un periodo di intenso homeworking o smartworking che dir si voglia, è l'inadeguatezza dell'agenzia e dei centri locali per l'impiego perché non è stata messa a punto la metodologia per sottoscrivere la Did da remoto. Già, eppure quello che avrebbero dovuto fare i navigator e il programma dell'Anpal, stava proprio nell'aggregare su un'unica piattaforma virtuale i percettori del reddito di cittadinanza e le aziende che offrivano lavoro per farli incontrare. Macché. Ad aprile prossimo alle domande già in corso dei percettori di Rdc se ne assoceranno altre: quelle dei navigator stessi i cui contratti scadranno e non saranno rinnovati.
Unica via di uscita sarà la partecipazione ai concorsi attraverso i quali saranno rinforzati i Centri per l'impiego regionali. Servirebbero al momento poco meno di 12mila posizioni lavorative tra esperti in servizi per il lavoro, tecnici informatici, esperti di comunicazione o assistenti in politiche attive. In pratica costoro dovranno fare, per le singole Regioni, quello che avrebbero già dovuto fare nell'anno e mezzo precedente.
In questi ultimi sei mesi di lavoro però rimangono al palo
almeno tra i 500 e i 600 mila beneficiari di reddito che non hanno avuto la possibilità di mettersi a disposizione per i lavori socialmente utili ma neppure quella di presentare il proprio curriculum e mettersi in gioco.
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