Monta la protesta per le strade dell'Iran, con il regime degli ayatollah che si trova a fronteggiare la rivolta più ampia da quando è nata la repubblica islamica, e contemporaneamente sale la pressione sui vertici della Fifa perché la nazionale di Teheran venga esclusa dal Mondiale che sta per iniziare in Qatar. E d'altra parte, di fronte al comportamento del regime di Khamenei, chi non vorrebbe controfirmare la richiesta? Basta leggere le relazioni di Amnesty International, che da tempo segnala alla Federcalcio internazionale gli abusi di un regime che impedisce alle donne persino di andare allo stadio.
Si vorrebbe che la Fifa agisse con l'immediata espulsione dell'Iran, un po' come ha fatto con la Russia dopo l'invasione dell'Ucraina del 24 febbraio scorso. Allora passarono appena quattro giorni e la Fifa escluse Mosca dai playoff mondiali, ma in quel caso Infantino non fece che uniformarsi a una esplicita direttiva del Cio a tutte le federazioni internazionali che invitava ad escludere i russi da ogni manifestazione sportiva. Non va dimenticato infatti che fino a quel momento il board del calcio mondiale aveva adottato soluzioni salomoniche, ipotizzando addirittura la partecipazione della nazionale di Mosca ma senza inno e maglia ufficiale. Dunque, seppure auspicabile, sembra effettivamente difficile che la Fifa di Infantino possa prendere autonomamente una decisione del genere ai danni dell'Iran, visto che al momento nemmeno il Cio si è espresso nei confronti di Teheran. E d'altra parte anche le pressioni di Amnesty negli uffici di Zurigo lasciano il tempo che trovano, visto che il Mondiale è stato assegnato e poi confermato a un paese come il Qatar che non vivrà nel terrore come l'Iran di questi tempi, ma in fatto di violazioni di diritti non è molto più indietro. Basti pensare a tutti i report sullo sfruttamento dei lavoratori stranieri che a migliaia hanno perso la vita nella costruzione delle infrastrutture. E nei giorni scorsi la tv pubblica francese France 2 ha messo in onda un'inchiesta che accusava la nazionale campione del mondo di andare ad alloggiare in un hotel extralusso a fronte delle baracche in cui sono costretti a vivere in condizioni disumane i lavoratori di Doha.
L'altra considerazione che probabilmente frena la Fifa è legata al fatto che, mentre nel caso della Russia ci si trova di fronte alla violazione di confini internazionali, a un atto di guerra (come la Jugoslavia del '92), in quello dell'Iran si tratta pur sempre di questioni interne e sappiamo come in passato il calcio (e lo sport in generale) sia stato cauto nel prendere posizione, offrendosi come cassa di risonanza a regimi vari.
Infine non va dimenticato che già alcuni nazionali iraniani, come il bomber del Leverkusen Azmoun, stanno prendendo coraggiosamente la parte dei
rivoltosi e non si meriterebbero di essere anche cacciati dal Mondiale. Magari per far posto agli Emirati Arabi, prima delle non qualificate in Asia, o per far rinascere il tormentone del possibile ripescaggio dell'Italia.
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