New York. Riaprire l'America in tre fasi. Donald Trump annuncia le linee guida per rimettere in modo l'America, ma ai governatori dei 50 stati Usa dice: «Sta a voi decidere». «I dati suggeriscono che abbiamo raggiunto il picco dei casi di coronavirus, ora vogliamo ripartire», spiega il presidente, e promette: «Riapriremo degli stati prima di altri, e penso che in alcuni possa davvero succedere prima del 1° maggio». La coordinatrice della risposta al coronavirus della Casa Bianca, Deborah Birx, spiega infatti che ci sono nove stati con meno di mille casi - Maine, Vermont, West Virginia, Nebraska, North Dakota, Montana, Wyoming, Alaska e Hawaii - che potrebbero essere i primi a revocare le disposizioni sul distanziamento sociale.
Il tycoon è ansioso di vedere un ritorno alla normalità, pur se le sue linee guida non sono obbligatorie e la decisione finale su come e quando riaprire ricade sui singoli governatori. Per la prima fase è richiesta una riduzione sostenuta dei casi per 14 giorni, un ritorno alle condizioni pre-crisi negli ospedali, e la «capacità degli stati di creare rapidamente siti di screening e test sicuri ed efficienti». Le scuole rimangono chiuse, ma è concesso ai locali di grandi dimensioni, inclusi alcuni ristoranti, di riaprire seguendo rigorosi protocolli di distanziamento sociale. Si raccomanda ancora di ridurre al minimo i viaggi non essenziali (che non sono vietati in toto). Le fasi due e tre diminuiscono gradualmente le restrizioni consigliate. Alcuni governatori, comunque, hanno giocato d'anticipo estendendo il lockdown sino al 15 maggio. Come a New York, nonostante il calo dei morti, dei contagi e dei ricoveri.
Nel frattempo arriva una nuova doccia fredda per l'economia: la scorsa settimana negli Stati Uniti ci sono state altre 5,2 milioni di richieste di sussidi di disoccupazione, portando a quasi 22 milioni le domande degli ultimi 28 giorni, e spazzando via nove anni e mezzo di progressi. Con il fondo da 350 miliardi di dollari per i prestiti alle Pmi già bruciato, e il petrolio che naufraga verso i minimi degli ultimi 30 anni, alcuni esperti prevedono addirittura una disoccupazione al 17% in aprile, superiore a quella della Grande Depressione degli anni Trenta.
Intanto, migliaia di cittadini scendono in piazza (armati) in vari stati, dal Michigan al Kentucky, per protestare contro il lockdown. E ieri si è tenuta una riunione in videoconferenza dei leader del G7 presieduta da Trump, per dare una risposta coordinata al coronavirus. «Guardando avanti i leader hanno incaricato i loro ministri a lavorare insieme per preparare la riapertura in sicurezza delle economie del G7», fa sapere al termine del summit la Casa Bianca. Al centro del vertice anche la spinosa questione dell'Oms. «I leader hanno riconosciuto che i paesi del G7 contribuiscono all'Oms con più di un miliardo di dollari l'anno, e gran parte della conversazione è stata centrata sulla mancanza di trasparenza e sulla cattiva gestione della pandemia da parte dell'agenzia», sostiene nella nota, assicurando che i partecipanti hanno «chiesto un esame e una riforma dell'Oms».
«I leader sono d'accordo nel restare impegnati a prendere tutte le misure necessarie per assicurare una risposta globale a questa crisi sanitaria e alle associate calamità umanitarie ed economiche, e per lanciare una ripresa forte e sostenibile», prosegue ancora Pennsylvania Avenue: «hanno poi parlato dei loro sforzi per la ricerca in modo da combattere il Covid-19, condividendo i più rilevanti dati epidemiologici, e rendendo disponibili i risultati delle ricerche».
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