Per un negoziato il nodo è la Crimea. Kiev: pronti a trattare. Ma è "niet" da Mosca

Il vice dell'ufficio presidenziale: "Via alla diplomazia quando saremo al confine". Ma il consigliere di Zelensky: non cediamo territori. Anche il Cremlino irremovibile.

Per un negoziato il nodo è la Crimea. Kiev: pronti a trattare. Ma è "niet" da Mosca

«Grande è la confusione sotto il cielo». Soprattutto sotto quello dell'Ucraina. Anche perché - a differenza di quanto ripeteva Mao - la situazione da quelle parti non è «eccellente» per nessuno. Non per l'Ucraina messa in ginocchio dall'ostinata, e per molti versi inutile, resistenza opposta al nemico russo sul fronte di Bakhmut. Una resistenza dal costo elevatissimo sia per le ingenti perdite di vite umane - tra cui quelle di tantissimi veterani - sia per lo scialo di munizioni d'artiglieria fondamentali - in assenza di immediate forniture Nato - per sostenere l'annunciata controffensiva primaverile. Ma se Kiev piange, Mosca non ride. L'offensiva invernale lanciata a gennaio sul fronte di oltre 260 chilometri che da Vuhledar risale fino a Svatovo passando per Bakhmut non ha garantito le avanzate sperate. Ed è stata pagata a caro prezzo anche dai russi in termini di morti e feriti, dispersione di risorse militari e relativi costi economici. Il tutto mentre America ed Europa s'interrogano sulla tenuta di un'opinione pubblica sempre più titubante di fronte all'ampliarsi e al moltiplicarsi degli ingenti aiuti militari e finanziari garantiti a Kiev.

In questo quadro vanno lette le dichiarazioni di Andrii Sybiha, il numero due del gabinetto presidenziale di Volodymyr Zelensky che nell'intervista al Financial Times riapre, per la prima volta dopo mesi, l'ipotesi di una trattativa con la Russia accompagnata dalla possibile rinuncia alla riconquista della Crimea. Un'ipotesi subito smentita dal consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak che su Twitter esclude «concessioni territoriali o contrattazione dei nostri diritti sovrani». E a richiudere qualsiasi ipotetica apertura negoziale sembra aggiungersi il niet del portavoce del Cremlino Dmitry Peskov irremovibile nello spiegare che la Russia non ha «altra strada se non continuare l'operazione militare speciale». La confusione delle dichiarazioni ufficiali non deve far dimenticare gli innumerevoli retroscena offuscati dalle nebbie della guerra e della propaganda. A partire dalla criptiche dichiarazioni di Sybiha al Ft. Dichiarazioni che subordinano il negoziato al raggiungimento dei «nostri obiettivi strategici sul campo di battaglia» o, meglio, il raggiungimento del «confine amministrativo con la Crimea». Letta così la proposta non sembra aver alcun senso negoziale. Anche perché un'avanzata ucraina fino al confine con la Crimea spaccherebbe in due il fronte russo nella provincia di Zaparozhie e lo taglierebbe fuori dal cruciale asse dei rifornimenti provenienti dalla penisola segnando una sostanziale disfatta di Mosca. Proprio per questo è alquanto inverosimile che il Cremlino accetti un'ipotesi di negoziato basato sull'ipotesi di una propria scontata sconfitta.

Più facile, invece, che le parole di Sybiha puntino a resuscitare gli scenari negoziali archiviati a metà gennaio quando Casa Bianca e Nato decisero di puntare su un affondo militare garantito dalle forniture a Kiev di carri armati, missili e proiettili d'artiglieria. Ma vista la carenza di effettivi dell'Ucraina, la lentissima avanzata russa e i dubbi sulla determinazione occidentale, l'affondo potrebbe ora venire congelato per ridare spazio agli scenari negoziali abbozzati ad Ankara lo scorso novembre quando il capo della Cia William Burns incontrò l'omologo Sergei Naryshkin, direttore dell'Svr.

Quello scenario prevedeva, nella prospettiva di Mosca, il controllo di tutti i territori di Donetsk e del Lugansk accompagnato da una ritirata dalla regione di Kherson e dalla parte più occidentale della provincia di Zaparozhie. Il tutto in cambio dell'impegno dell'Ucraina a mantenere aperti i rubinetti dell'acquedotto che da Kherson garantisce le forniture alla Crimea.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica