Tutto qui? Dov'è il temuto Armageddon finanziario, dov'è il Cigno nero, l'evento catastrofico imprevisto capace di sommergere tutto con l'onda alta del panic selling? Donald Trump si è impossessato delle chiavi della Casa Bianca, e i mercati sono ancora in piedi. Dovevano capitolare come tanti birilli, spargere cocci ovunque, lasciare le macerie di ribassi sanguinosi e collettivi. E invece. Dai listini è arrivato ieri un verdetto perfino beffardo per chi, alla vigilia del voto americano, aveva evocato disastri in caso di vittoria del tycoon. Altre previsioni sgangherate, in una replica perfetta di quanto già visto in occasione della Brexit.
Ieri c'è stato solo il tempo di assistere a una reazione negativa partita in Asia, e con epicentro Tokio (-5%), poi propagatasi nella mattina europea dove Milano era partita col piede sinistro (-2%), imitata dalle consorelle, e lo spread Btp-Bund si era infiammato toccando quota 167 per poi scendere a 155 punti. Il tutto condito dal solito effetto collaterale: l'apprezzamento del più classico dei beni rifugio, l'oro. Ma già a metà mattina le perdite era state quasi del tutto riassorbite, in totale assenza di vendite da panico. A rimetterci, chi si è lasciato prendere dall'emotività. Una ritirata pagata a caro prezzo, alla luce degli score di fine seduta, tra molti rialzi nel Vecchio Continente e anche a Wall Street (+1,2% alle 20 in Italia). Perfino Piazza Affari ha sfiorato la parità (-0,10%) dopo essere quasi riuscita a tamponare gli scivoloni delle nostre banche, sensibili a ogni stormir di fronda ma capaci di un prodigioso recupero nel finale (+0,07% l'indice di categoria).
Al di là dei numeri, resta da capire perché l'effetto-Trump non c'è stato. L'andamento di alcuni settori si presta a una facile lettura. Dal primo discorso del presidente eletto si è capito che saranno le aree della difesa, delle costruzioni e del settore farmaceutico quelle che potranno più beneficiare degli orientamenti della nuova amministrazione. Non a caso, sul nostro mercato si sono messe in evidenza Buzzi Unicem (+7,99%) e Leonardo (+7,61%), mentre a Wall Street ha preso il volo Caterpillar, uno dei simboli di quel manifatturiero che il miliardario ha promesso di rilanciare. Sorprendono, semmai, i guadagni messi a segno dalle grandi merchant bank Usa come JP Morgan e Goldman Sachs che avrebbero invece dovuto pagare pedaggio all'intenzione espressa da Trump di rimettere in piedi la legge che sancisce la netta separazione tra le banche commerciali e quelle d'affari.
Più in generale, la tenuta delle Borse viene interpretata dagli analisti come uno step di esperienza accumulato dopo la vittoria del «Leave» al referendum inglese. Riassume Gianluca Verzelli, vice direttore generale di Banca Akros: «I mercati, dopo la sorpresa della Brexit, hanno imparato una nuova lezione: non fidarsi dei sondaggi che non riescono più a cogliere la componente emotiva e psicologica dietro a questi voti». È evidente che nei prossimi mesi andrà messa in conto una certa volatilità, in attesa che vengano meglio messi a fuoco alcuni indirizzi strategici, in particolare quelli riguardanti l'espansione della spesa pubblica per finanziare il rilancio infrastrutturale, gli intenti protezionistici con la possibile introduzione di dazi del 45% sulle merci cinesi e la messa in discussione degli accordi bilaterali o multilaterali.
Per non parlare poi delle decisioni della Federal Reserve, con il previsto rialzo dei tassi in dicembre che rischia a questo punto un rinvio. Ma in futuro, fanno notare da Goldman Sachs, il ritmo dell'aumento potrebbe accelerare in presenza di uno stimolo fiscale consistente. Con relativo apprezzamento del dollaro. Un assist assai gradito alla Bce.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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