Nel Dpcm di Natale Italia senza "zone". Sì agli spostamenti e alle seconde case

Le ipotesi allo studio del governo. I tecnici pronti a presentare un piano per superare i tre colori. Zampa: "Deroghe per raggiungere i congiunti". Speranza cauto: "Dobbiamo resistere ancora"

Nel Dpcm di Natale Italia senza "zone". Sì agli spostamenti e alle seconde case

L'Italia dei tre colori (giallo, rosso, arancione) dev'essere archiviata con il Dpcm del tre dicembre. Sarà questa la richiesta che mercoledì faranno al governo i tecnici della Cabina di regia che analizza i dati inviati dalle Regioni e stila il report settimanale sull'evoluzione del contagio. Secondo le previsioni, tra un paio di settimane tutta l'Italia sarà in zona gialla e dunque le distinzioni di colore non varranno più per evidenziare situazioni a rischio, limitate solo in aree urbane o circoscritte ad alcune province. Servono misure uguali per tutte le regioni, snelle e tempestive che prevengano il Covid e non lo subiscano.

Ma il confronto tra ministero e «riformisti» non sarà semplice. Il ministro della Salute Roberto Speranza difenderà la bontà dei suoi «colori» e ancora ieri ha invitato i cittadini a «resistere per una fase significativa e a non interpretare i primi segnali di rallentamento della curva dei contagi come un liberi tutti».

Il sottosegretario alla Salute, Sandra Zampa, invece, usa toni meno catastrofici. Ieri, in tv, ha dichiarato che, mentre sono escluse feste e ritrovi in piazza a Capodanno, «il governo si aspetta nelle prossime settimane che i numeri migliorino» e quindi «siano possibili deroghe» alla regola che vieta gli spostamenti tra regioni «per raggiungere i congiunti». Difficile però, pensare di potersi trasferire da una regione all'altra, se etichettate da una colorazione diversa. Serve un cambiamento dei criteri di monitoraggio nella lotta contro il virus. «Mi auguro che si possa superare la colorazione regionale - spiega Vittorio de Micheli, epidemiologo, direttore sanitario dell'Ats di Milano, componente della Cabina di regia -. Tutta l'Italia ormai va assimilata. La colorazione differenziata è mal vissuta dai governatori, innesca continue polemiche, si contestano i numeri e l'automatismo fissato dal Dpcm classifica le regioni in modo incoerente». De Micheli passa agli esempi. «Da venerdì scorso, secondo i criteri fissati dal governo, Piemonte e Lombardia saranno già in zona gialla, solo tre regioni sono rimaste in arancione cioè Toscana, Abruzzo e Basilicata. E a fine mese ci sarà ancora più omogeneità in tutto il territorio. Quindi a che servono i colori? È meglio prevedere restrizioni più uniformi, le differenziazioni non aiutano». Da qui l'iniziativa. «Proporremo un algorismo decisionale diverso da quello fino ad ora adottato. Non si può basare tutto sull'Rt perché un'epidemia piccola che cresce velocemente, fa meno danni di una grande epidemia che cresce più lentamente. In Lombardia abbiamo un Rt vicino all'1 ma ci sono ancora gli ospedali e le terapie intensive piene. Eppure siamo già in zona gialla. Qualcosa non va in questo automatismo». Sia chiaro, questo non vuol dire allargare le maglie delle restrizioni. Anzi. I tecnici chiedono di allentare molto lentamente le misure di contenimento. Ma le nuove restrizioni dovrebbero essere leggere e uniformi. «Se le misure si adottano in maniera preventiva si può anticipare il virus e non rincorrerlo. Bisogna essere però tempestivi, veloci a fare restrizioni, si deve chiudere poco e presto ed evitare di rimettere sotto pressione gli ospedali. Le differenziazioni sul territorio vanno fatte nel momento in cui sono necessarie».

Inevitabile pensare alle feste che arrivano, alle seconde case da raggiungere nonostante i divieti e i contagi. «Nella casa al mare o in montagna bisogna comportarsi come in quella di città dice l'esperto - cioè non vedere amici, non fare cenoni. Ci si gode la natura, la passeggiata e si resta in famiglia».

Quanto agli spostamenti tra Nord e Sud De Micheli scuote la testa. «Gli auguri a parenti o amici è meglio farli via chat o con il telefonino». Il Natale, dunque, per l'epidemiologo dev'essere «all'insegna della gradualità».

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