Nel super carcere di boss e brigatisti. Il nodo della salute e la "corsa" dei pm

Messina Denaro all'Aquila, dove passarono Maniero e Bagarella: sorveglianza totale e massima sicurezza. Lioce tra i detenuti. Firmato il 41bis, pronta la chemio nella struttura. Tempi stretti per gli interrogatori

Nel super carcere di boss e brigatisti. Il nodo della salute e la "corsa" dei pm

È malato Matteo Messina Denaro, molto malato. Tanto che, se gli inquirenti contano su una sua possibile collaborazione, dovranno farlo parlare in tempi brevi perché potrebbe aggravarsi velocemente. Il boss verrà curato nel carcere di massima sicurezza «Le Costarelle» di Preturno, a pochi chilometri da L'Aquila, senza trasferimenti esterni in ospedale per ragioni di sicurezza. Almeno fino a quando sarà possibile e non ci saranno tracolli clinici.

Durante i controlli fatti nel 2020 sotto falso nome, Messina ha ricevuto, in piena pandemia, la diagnosi di adenocarcinomia mucinoso del colon, cioè una forma tumorale aggressiva che attacca l'intestino. Nella cartella clinica, firmata dal patologo Michele Spicola, dirigente dell'Azienda sanitaria provinciale di Trapani, presso l'Ospedale Vittorio Emanuele II di Castelvetrano (Trapani), si legge che «la neoplasia infiltra la parete delle viscere a tutto spessore, interessando anche la sottosierosa e focalmente la sierosa». Nel tempo il cancro ha invaso anche il fegato e la situazione si è aggravata nelle ultime settimane, in una parabola discendente che, dopo 30 anni di latitanza, ha colpito il boss mafioso sotto tutti i fronti, salute compresa.

I carabinieri hanno chiesto agli oncologi della clinica «La Maddalena», durante le operazioni di arresto, se è possibile posticipare di tre, quattro giorni il ciclo di chemioterapia che Messina avrebbe dovuto fare e hanno ottenuto l'autorizzazione. Il carcere dell'Aquila è già attrezzato con un'infermeria, nella stessa sezione in cui si trova la cella del boss: qui Messina Denaro sarà curato, ma va chiarito che la stanza è a disposizione di tutti gli altri detenuti che necessitano di interventi medici, non si tratta, insomma, di un trattamento particolare.

Dopo i primi accertamenti dei medici penitenziari, è stato stabilito che non ci saranno, almeno in questa fase, trasferimenti all'ospedale San Salvatore a L'Aquila: sarà direttamente il primario del reparto di oncologia, Luciano Mutti, a recarsi in carcere per gestire eventuali reazioni post chemio.

E non ci saranno nemmeno trattamenti «di favore»: già poche ore dopo l'arresto, la Procura di Palermo ha chiesto l'applicazione del regime di carcere duro e la sorveglianza 24 ore su 24. E il Guardasigilli l'ha firmata. «Riceverà lo stesso trattamento di tutti gli altri detenuti con patologie sanitarie - spiega il Garante dei detenuti dell'Abruzzo, Gianmarco Cifaldi -. Garantiremo il suo diritto alla salute».

Cella di dieci metri quadrati, letto saldato a terra e finestre blindate per evitare che Messina comunichi con altri detenuti: le regole del carcere sono assolutamente ferree. C'è una cesura all'entrata e all'uscita, vengono effettuati controlli a sorpresa e i colloqui del detenuto, una volta al mese, sono video-registrati. La supervisione è affidata ad agenti speciali addestrati proprio per gestire detenuti come i boss di mafia o pericolosi terroristi. Nello stesso istituto infatti, ci sono carcerati «eccellenti» ed ergastolani: la brigatista rossa Nadia Desdemona Lioce, Leoluca Bagarella, Raffaele Cutolo, Sandro Lo Piccolo, Feliciano Mallardo, Francesco Schiavone, detto Sandokan ed esponente dei casalesi, ma anche Felice Maniero della cosiddetta Mala del Brenta, detto Faccia d'angelo, all'Aquila in regime di semilibertà.

Il penitenziario abruzzese accoglie oltre 100 detenuti in regime di 41bis. La struttura fu terminata nel 1986 ed entrò in funzione nel 1993 in piena Tangentopoli ed esattamente quando Messina Denaro cominciò la sua latitanza trentennale. Con l'aumento a livello nazionale dei detenuti, dal 1996 la struttura si è «specializzata» sui super detenuti.

«Essendo una struttura dedicata a questa tipologia di carcerati, molti di età anche avanzata, ha una buona

organizzazione sanitaria rispetto a quella media del sistema carcerario italiano - spiega - Alessio Scandurra, coordinatore dell'Osservatorio dell'associazione Antigone sulle carceri - Quindi verrà rispettato il diritto alle cure».

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