Phoenix Nella Desert Diamond Arena, mastodontico palazzetto dello sport a Glendale, nell'area metropolitana di Phoenix in Arizona, quasi ventimila persone hanno trascorso una notte di Halloween alternativa. Niente zucche, travestimenti o scheletri ma bandiere degli Stati Uniti, cappellini rossi con la scritta «Maga», «Make America Great Again», e magliette con il volto di Trump. È il pubblico dell'ultimo appuntamento prima delle presidenziali di Donald Trump in Arizona, swing state decisivo per la contesa elettorale. I partecipanti sono in prevalenza uomini bianchi di mezza età e, se non mancano i giovani, è evidente l'assenza di afroamericani e latinos. Come ogni evento politico americano che si rispetti l'eccentricità è di casa tra mascotte, travestimenti e merchandising e ad accogliere i partecipanti c'è un uomo con una grande maschera di Trump e una maglietta con scritto «Vote».
Per comprendere quanto sia delicata la sfida in Arizona (un tempo stato repubblicano ma vinto nel 2020 da Biden per pochi voti) nello stesso giorno anche Kamala Harris si trova a Phoenix per un evento organizzato dai latinos (30% della popolazione dell'Arizona anche se molti voteranno per il Partito Repubblicano).
Quando Donald Trump fa il suo ingresso nel palazzetto è accolto da un'ovazione, al suo fianco a intervistarlo c'è Tucker Carlson, l'ex anchorman di Fox che ha organizzato la serata i cui proventi andranno alle persone colpite dai recenti uragani. Altra guest star della serata è Robert J. Kennedy, il candidato presidente che si è ritirato per fare un endorsement a Trump e che interviene prima del tycoon: «Non ho lasciato io il Partito Democratico ma è il Partito Democratico che mi ha lasciato. Il mio era un partito della pace, del free speech, scettico sull'attività della Cia e di Wall Street. Era un partito di democrazia, ora è un partito della guerra, è il partito che vuole concedere agli uomini di partecipare a sport femminili, è diventato il partito di Wall Street, delle big tech e dell'industria militare».
Il suo discorso fa da apripista all'intervista di Tucker Carlson a Trump, il candidato presidente è un fiume in piena e parla per oltre un'ora sfoderando tutti i pezzi forti della sua retorica a cominciare dall'immigrazione, un tema molto sentito in Arizona vista la vicinanza con il Messico e l'aumento di arrivi di immigrati irregolari negli Stati Uniti negli ultimi anni promettendo tolleranza zero se verrà rieletto presidente.
Il pubblico rumoreggia quando Trump cita Liz Cheney con parole che hanno fatto discutere: «È un falco da guerra» a cui bisognerebbe sparare.
Viene invece accolto con un boato e una standing ovation il nome di Elon Musk non appena Trump lo cita: «Elon sarà un personaggio che coinvolgeremo nell'amministrazione, sapete dov'è questa sera? Ora è in Pennsylvania a fare campagna elettorale per me, è fantastico». «Musk ha promesso un piano con cui tagliare 2 trilioni di dollari senza conseguenze per i cittadini - aggiunge Trump - e penso sia in grado di farlo».
Ma l'ex presidente dedica grande attenzione anche al tema della politica estera: «Io non voglio la guerra, è pericolosa, muoiono molte persone e costa troppo. Dicono sia amico di Putin ma ho detto alla Germania: noi vi aiutiamo contro la Russia ma voi pagate miliardi ai russi per il gas, non va bene», spiega Trump che aggiunge: «Biden ha permesso a Cina, Russia, Iran, Corea del Nord di stare insieme, è una cosa che non deve mai succedere avere Russia e Cina insieme, sono nemici naturali ma abbiamo permesso questa situazione».
Da qui i progetti per governare: «Una delle principali differenze tra oggi e il 2016 è che conosco Washington» per poi concludere: «Vincerò ogni singolo swing state», ormai tra solo due giorni sapremo se sarà davvero così.
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