Presenzano (Caserta) Il cavaliere del lavoro Carlo Pontecorvo, 67 anni, napoletano, è dal 2005 il presidente e amministratore delegato di Ferrarelle, la nota acqua minerale con precisi connotati. Il grosso delle bottiglie sono in plastica, un materiale dal basso indice di gradimento da quando abbiamo scoperto che finisce nello stomaco dei capodogli. E infatti, se c'è un emblema della lotta all'inquinamento questa è la bottiglietta di minerale, il nemico numero uno del popolo plastic-free, che ora va molto di moda sui social. «L'ideale per farsi notare negli hashtag dice Michele Pontecorvo, classe 84, una laurea in Lettere e vice presidente della Ferrarelle - Ma abolire la plastica è impossibile. E comunque non esiste l'impatto zero».
Cita una leggenda popolare sempre di moda alla Ferrarelle. «Se d'incanto abolissero tutta la plastica, il mondo scomparirebbe in nove minuti». Stupefacente. Ma, oltre al mito, c'è anche un po' di scienza a corredo. «Se i nostri tir trasportassero solo vetro dovremmo moltiplicarli per 40. Oltretutto il vetro è costoso e per pulirlo bene ci vuole troppo tempo».
Detto questo, dal 2021, l'Unione europea ha stabilito paletti alla diffusione del monouso. In Italia, per ora, si può riciclare al 50 per cento della produzione. E alla Ferrarelle sono già pronti. La fonte è a Riardo, nel Casertano, che ospita anche la sede operativa. Le altre sedi sono a Boario Terme (per le fonti Boario e Vitasnella), a Milano (direzione commerciale e marketing). E poi da un anno e mezzo c'è Presenzano, sempre nel Casertano, per la produzione di Pet riciclabile, stabilimento da 27 milioni di euro con un fatturato da 190 milioni per 430 dipendenti (se ne cercano altri sei, sette). Il mercato del vetro langue da vent'anni e così il 75 per cento delle bottiglie di Ferrarelle sono in materiale plastico. Ma, fanno sapere, il Pet (polietilentereftalato) è l'unica plastica interamente riciclabile all'infinito. Questo significa che da una bottiglia in Pet consumata se sottoposta a un trattamento idoneo si può ricavare un'altra bottiglia. Certo, la plastica ha una diffusione tale nel mondo dei contenitori che immaginare di poterla sopprimere, dice sempre Pontecorvo jr., significa fare un passo indietro di mezzo secolo. «Può essere semmai ridotta in alcuni settori, oppure si può seguire il nostro esempio: usiamo un materiale plastico come il Pet che è perfettamente riciclabile». Ma il Pet riciclato non va a finire solo nell'alimentare. «Può venir destinato al mondo del tessile, dell'abbigliamento, dell'arredamento. Hanno fatto scalpore la collezione di scarpini da calcio Adidas e i costumi di Yamamay. Ma con le bottiglie di Pet si possono fare maglioni, sedie, tavoli. Tra l'altro il processo di riciclo del Pet ha costi più bassi rispetto ai costi di riciclo di tutti gli altri materiali».
Il progetto di riciclo del Pet si chiama «Bottle to bottle», nel senso che una bottiglia d'acqua usata può tornare ad essere una bottiglia nuova. «È tutto pronto ma da otto mesi aspettiamo l'autorizzazione dell'Efsa, l'Authority alimentare europea che ha sede a Parma, affinché il nuovo imballo, ricavato dal vecchio, possa contenere acqua minerale».
In attesa del via libera (dovrebbe arrivare in primavera) le tonnellate di Pet riciclato vanno a stipare il magazzino di Presenzano e sul mercato non alimentare.
Da gennaio a luglio 2019, lo stabilimento ha riciclato 4,5 mila tonnellate di PET, a pieno regime sarà in grado di toglierne dall'ambiente 23.
000, il doppio di quanto ne utilizza Ferrarelle per produrre le sue bottiglie: ogni 2 realizzate ne sottrae 3 all'ambiente. E, curiosità, una parte di queste bottiglie (per l'export, però) ha l'etichetta «Maxima». Non è liscia... ma è molto gasata. Sorpresa.
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