Nell'Ue intesa sulle armi a Kiev. Stop sull'ingresso nell'Unione. Gaffe di BoJo: Putin deve cadere

Tutti d'accordo in Europa per inviare armi a Kiev. L'aiuto militare concreto, per fronteggiare l'aggressione di Mosca, è operativo da ieri grazie al via libera del Consiglio dei ministri della Difesa Ue

Nell'Ue intesa sulle armi a Kiev. Stop sull'ingresso nell'Unione. Gaffe di BoJo: Putin deve cadere

Tutti d'accordo in Europa per inviare armi a Kiev. L'aiuto militare concreto, per fronteggiare l'aggressione di Mosca, è operativo da ieri grazie al via libera del Consiglio dei ministri della Difesa Ue. Ma nessuna corsia preferenziale sarà messa in campo dai 27 per l'ingresso dell'Ucraina nell'Unione europea come chiesto invece dal premier Volodymyr Zelensky. Sono emerse «opinioni diverse», ammette il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, che bocciano di fatto la possibile procedura speciale.

Adesione rimandata, anzi frenata nonostante l'onda emotiva generata dalle parole di Ursula Von der Leyen sulla possibile new entry a Bruxelles: «La vogliamo nell'Ue, è una di noi». Per l'Alto rappresentante della Politica estera della Commissione, Josep Borrell, non è all'ordine del giorno: «Ora è il momento di salvare vite». Un doppio passo che concede spazio al negoziato, sul campo e fuori. E i gesti simbolici, come la lettera del capo del governo ucraino all'Ue, lasciano forse il tempo che trovano. Storica, invece, la decisione di rispondere militarmente all'arroganza del Cremlino.

È la prima volta che l'Europa fornisce armamenti a Paesi terzi impegnati in un conflitto: munizioni, fucili, missili. Complessivamente, 450 milioni di euro per l'acquisto di armi letali e 50 milioni per materiale non letale. Un'azione parallela a quella Nato. L'Europa rompe gli indugi; la Polonia sarà hub logistico, spiega Borrell, che nel ringraziare Varsavia dà man forte all'opzione bellica: «C'è da combattere, il mondo non può permettersi che un Paese schiacci un altro, la legge della giungla, quella del se sono più forte ti uccido, è inconcepibile».

L'Occidente tutto avanza intanto sul portafoglio per isolare Mosca. Ieri congelato circa il 50% delle riserve della banca centrale russa: risorse tenute in Paesi G7. «Puntiamo alla ricchezza dell'élite putiniana», sottolinea Borrell, riassumendo la visione di un asse europeo artefice di una cortina finanziaria che tiene dentro anche ex membri, come la Gran Bretagna, protagonista ieri di una comunicazione sul filo del trapezio proprio sulle sanzioni: Downing Street è stata costretta a smentire quanto dichiarato dal portavoce del premier Boris Johnson, secondo cui mirano a «far cadere il regime di Vladimir Putin». Pronta la rettifica: «Non stiamo cercando il cambio di regime». Londra congela intanto anche il patrimonio di tutte le banche russe e chiude i porti alle navi della Federazione.

Nel confuso gioco dei ruoli della guerra a est, l'Ue trova poi nuovi protagonisti. Dopo gli iniziali distinguo, la Svizzera si schiera con Kiev adottando le sanzioni di Usa e Ue. «Fare il gioco degli aggressori non è compatibile con la neutralità». Congelati i beni di persone e società russe: «Gli oligarchi vicini a Putin non sono più persone gradite in Svizzera», tuona il ministro degli Esteri Ignazio Cassis. Pure la Finlandia invierà armi. «Decisione storica», ammette la premier Sanna Marin, per un Paese che non è nella Nato ed è militarmente neutrale per tradizione. Da Helsinki, 2.500 fucili d'assalto, 150mila munizioni, 1.500 lanciarazzi e 70mila razioni da campo.

Il pressing sul Cremlino cresce. I toni sono ormai durissimi, da quelli del cancelliere tedesco Olaf Scholz («Siamo dalla parte giusta della Storia»), all'Europarlamento, che oggi voterà una bozza di risoluzione non vincolante chiedendo all'Ue di «concedere all'Ucraina lo status di candidato, in linea con l'articolo 49 del trattato», contro «l'aggressione militare ingiustificata della Russia, nonché il coinvolgimento della Bielorussia».

Soldi, armi, assistenza umanitaria. Sforzi politici e sanzioni implementate di 12 ore in 12 ore. Tasselli, in un puzzle bifronte in cui l'Ue ha attivato anche il centro satellitare per aiuti geo-spaziali a Kiev, vietando lo spazio aereo ai jet russi.

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