Ma nessuno dice che il loro obiettivo è sterminare gli ebrei

Ma nessuno dice che il loro obiettivo è sterminare gli ebrei

Il rischio che la «marcia del ritorno» di Hamas diventi terrorismo di massa e guerra sta diventando concreto; tutto il mondo sa che questo è il fine stesso dell'organizzazione insieme alla morte degli ebrei e la conquista dell'Occidente, sa che qui, con le marce di massa, siamo di fronte a una svolta strategica che è una scintilla terroristica nel pagliaio del Medio Oriente. Ma l'Onu di nuovo biasima Israele allenandosi nel suo sport preferito, anche se stavolta senza riuscire a raggiungere una condanna: però Antonio Guterres, il segretario generale, non fa mancare la richiesta di un'inchiesta internazionale, si associa all'idea tradizionale e sbagliata che Israele abbia usato forza sproporzionata nel controbattere alle manifestazioni di massa sul suo confine, e passa l'idea che abbia ucciso dei palestinesi che marciavano «pacificamente» verso il suo confine. Si qualifica subito come loro difensore il campione dei diritti umani Mohamed Javad Zarif, il ministro degli esteri dell'Iran che detiene il primato del terrorismo internazionale: «I sionisti hanno assassinato dei pacifici dimostranti le cui terre furono rubate mentre marciavano per sfuggire il crudele e disumano confine di apartheid». Sul proscenio anche l'altro campione dei diritti umani Tayyip Erdogan, il primo ministro turco, i cui soldati hanno quasi concluso la pulizia etnica dei curdi ad Afrin nella Siria del Nord.

Hamas è un'organizzazione terroristica che domina dal 2007 tutta Gaza. Chi osa opporsi viene giustiziato. I marciatori, spinti verso il confine con Israele in massa, avevano guardie armate di Hamas anche in mezzo a loro, come testimonia la vanteria che fra i quindici morti, cinque erano suoi esponenti armati. Hamas prese il potere nel 2007 contro Fatah. Gli israeliani si ritirarono fino all'ultimo uomo dalla Striscia, lasciando i cittadini padroni di strutture produttive che sono state fatte a pezzi. Hamas si impegna solo nella guerra. La sua carta vede nel «sionismo mondiale» l'origine di ogni male citando i Protocolli dei Savi di Sion, dice che «Allah è il suo obiettivo, il profeta il suo modello, il Corano la sua Costituzione, la jihad il suo cammino e la morte in nome di Allah il più dolce dei suoi desideri». Hamas ha investito la magna parte dei suoi milioni giunti dall'Iran, dal Qatar e contribuenti simpatizzanti in missili e tunnel. La sua crisi umanitaria non esisterebbe se i fondi fossero andati in imprese e strutture sociali. Invece hanno finanziato la grande impresa terroristica che ha fatto migliaia di morti in Israele. Per altro Israele pure cercava di seguitare a consentire gli aiuti e i traffici necessari alla popolazione. Ma il confine è chiuso, e Hamas è più interessato all'uso terroristico della folla esasperata che al suo progresso. Dopo aver tentato invano di terrorizzare gli israeliani con l'Intifada, Hamas è passata alla strategia dei missili contro i cittadini del sud. Solo il sistema Iron Dome di difesa missilistica ha evitato la strage. Adesso Hamas muove le folle in un momento in cui Israele festeggia la Pasqua, Abu Mazen è debole e il mondo arabo si piega al nuovo corso inaugurato da Trump in cui l'ambasciata americana viene spostata a Gerusalemme.

Non a caso le manifestazioni di Hamas devo rinnovarsi fino al 15 di maggio, giorno dell'indipendenza di Israele e del passaggio dell'ambasciata. La notte Hamas ha lanciato missili. Altri ne verranno, tanto più se l'Onu e il mondo arabo non prendono le distanze subito.

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