Netanyahu: "L'invasione di Gaza ci sarà". Mea culpa sul 7 ottobre: "Pagherò anch'io"

L'attesa per l'arrivo dei missili Usa. Putin: "Il conflitto potrebbe estendersi"

Netanyahu: "L'invasione di Gaza ci sarà". Mea culpa sul 7 ottobre: "Pagherò anch'io"
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«Da questa guerra, noi rinasceremo come nazione». Per raggiungere l'obiettivo, «ci stiamo preparando all'offensiva di terra. Ci sarà, ma non vi dico quando, non è possibile dare altri dettagli al momento». A 18 giorni dalla strage di Hamas, il premier israeliano Benjamin Netanyahu parla alla nazione garantendo che «il destino dei militanti di Hamas è segnato» e che Israele farà «il possibile per salvare gli ostaggi». Eppure ancora non si vedono «gli stivali sul terreno». Joe Biden ha negato ieri di aver chiesto a Israele il rinvio, ma è sempre più forte il pressing internazionale per evitare che Netanyahu si spinga a una mossa così pericolosa, che potrebbe estendere il conflitto. Anche Emmanuel Macron ha detto apertamente ieri che l'offensiva di terra sarebbe «un errore» e Vladimir Putin ha avvertito delle conseguenze: «La situazione potrebbe oltrepassare i confini mediorientali». Per questo Joe Biden ha spiegato: «Israele ha il diritto di difendersi (...) ma deve rispettare il diritto di guerra», «fare il possibile per risparmiare i civili» e «fermare ora» gli attacchi dei coloni israeliani sui palestinesi in Cisgiordania. Quanto all'Iran: «Se continuerà ad attaccare truppe Usa in Medio Oriente, reagiremo».

Bisogna scongiurare reazioni impulsive e fare di tutto per impedire l'allargamento del conflitto. Impresa non facile. Anche perché Netanyahu vuole raggiungere l'obiettivo: «Guidare questo Paese e questo popolo alla vittoria» contro quei «mostri» di Hamas che «sono come l'Isis». Perciò armerà gli israeliani «in maniera controllata» e «ricostruirà i kibbutz e tutto ciò che è stato distrutto». Ma una cosa è chiara al premier israeliano: «Non ci fermeremo finché la guerra non finirà».

E il conflitto continua. Nonostante i bombardamenti israeliani su Gaza e i quasi mille arresti in Cisgiordania, Hamas continua a lanciare razzi su Israele e ieri ha usato anche ordigni a lungo raggio, che hanno raggiunto Eilat, nell'estremo sud, e Haifa, nel nord, obiettivi a oltre 200 chilometri dalla Striscia, segno che gli estremisti sono ancora molto pericolosi. Ecco perché Netanyahu non rinuncia all'idea dell'invasione della Striscia, più volte annunciata e apparentemente imminente, ma di fatto congelata finora.

Il ritardo, secondo fonti Usa e israeliane del Wall Street Journal, sarebbe dovuto a una ragione: permettere agli Stati Uniti di piazzare una decina di sistemi di difesa aerei aggiuntivi a protezione delle sue forze nella regione, da dispiegare nelle basi in Irak, Siria, Kuwait, Giordania, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, in modo da proteggere le truppe da missili e razzi anche dei gruppi filoiraniani che hanno intensificato gli attacchi contro obiettivi Usa.

Israele ha colpito ieri anche infrastrutture militari in Siria, in risposta al lancio di razzi. La situazione è esplosiva. Netanyahu garantisce che anche lui renderà conto del proprio operato: «Tutti dovranno dare risposte, lo farò anch'io».

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