Gerusalemme - Sottile, chiara come il sole, bionda come una fata, Ivanka è scesa dall'aereo che l'ha portata col marito Jared Kushner e con i maggiori dignitari americani a realizzare il sogno che oggi, per Israele, diventa realtà: Gerusalemme viene riconosciuta dagli Stati Uniti come capitale dello Stato d'Israele. Ma non è lei l'idolo dei giovani: si chiama Netta Barzilai, è corpulenta, anzi molto grassa, truccata come una strega con due virgole nere dagli occhi alle tempie, gli abiti colorati stretti sulle gambone che vogliono straripare, e sabato ha vinto, sì, ha vinto contro decine di Paesi di tutto il mondo l'Eurovision che si svolgeva quest'anno a Lisbona. La canzone, Toy, è quanto di più femminista si possa disegnare, una dichiarazione di indipendenza definitiva: «I am not your toy», non sono il tuo giocattolo. Di più: sono Netta, un'israeliana della cittadina di Hod HaSharon, poco a nord di Tel Aviv, 25 anni, 4 anni di militare, un straripante personalità carismatica nonostante il fisico, una musicalità indubbia, con toni di voce fra il roco e l'urlato, come Janis Joplin, cui evidentemente si ispira. La sua estraneità fisica agli stereotipi sfotte e stuzzica chi è normale, e trascina chi come lei si sente «diverso».
Infatti Netta, arrivata prima grazie ai voti del pubblico sommati a quelli delle giurie che avrebbero preferito la concorrente di Cipro (Eleni Foureira, una ragazza di classica avvenenza), ha detto: «Grazie per aver scelto la diversità, per aver compreso chi non è uguale, grazie a tutti quelli che sanno accettare il diverso». Diversa? No, solo un'espressione della pluralità della società israeliana, che tanti stentano a capire coprendola di stereotipi che qui diventano inutilizzabili. Per i ragazzi che con le bandiere di Israele si sono precipitati a migliaia a Tel Aviv in piazza Rabin e si sono buttati cantando nella grande vasca, Netta non è diversa, è solo israeliana. Lei ha detto subito «Io amo il mio Paese, voglio tornare subito a casa, portatemi una schnitzel perché mi va il cibo di casa mia». La famigliona israeliana era tutta con lei e quando ieri notte è arrivata alle 3, di nuovo i giovani con le bandiere sono usciti a festeggiare.
Netta vince l'Eurovision a vent'anni di distanza da Dana International, la bellissima donna che in realtà era un trans, che trionfò con Diva una canzone rivoluzionaria anche quella, che esaltava una femminilità molto seduttiva. Fu una svolta nazionale: i religiosi si ribellarono, i perbenisti bofonchiarono, ma la scelta di Israele era fatta. È oggi il Paese più liberale del mondo verso i gay. Mandare un trans al festival e vincere! E adesso Netta, più di cento chili, consente una libertà di espressione che va molto oltre la consueta protesta della musica pop, che ci trascina in mondi di libertà assoluta. Non è poco per un Paese accusato di apartheid, sotto sferza col Bds, che riceve senza tregua il biasimo dell'Europa e dell'Onu per pretese violazioni dei diritti umani nel difendersi. Netta con la sua esagerazione ha fatto dire ieri ai commentatori israeliani che vedi, in fondo, l'Europa non ce l'ha con noi, ed è il pubblico e non gli esperti che votano per Israele. Di fatto, la verità della democrazia israeliana, ha balenato un mondo cui anche l'Europa non riesce a dire no, in cui forse ci si potrebbe anche accorgere del fatto che Israele si limita a difendersi, salva i feriti siriani, rispetta tutte le religioni. In piazza Rabin i ragazzi gridavano: «Iran, guardaci, siamo qui per restare». E che c'entrava? C'entrava. Non c'è Netta senza la libertà israeliana.
L'anno prossimo secondo le regole sarà Gerusalemme a ospitare la gara, la serata è sempre di sabato, le prove generali di venerdì sera quando agli ebrei è proibito dalla religione fare alcunché fuorché stare tranquilli a pensare. Di nuovo, come accadde con Dana, i religiosi si batteranno contro l'evento. Ma non ce la faranno.
Netanyahu, che ieri è stato affaccendato nella preparazione della giornata del riconoscimento, alla riunione di gabinetto ha detto che l'altro bellissimo regalo ricevuto da Israele è venuto da Netta. E ha fatto con le braccia come fa lei, uno specie di ballo del quaqua.
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