L o stop alla riduzione dei vitalizi riporta a galla l'alleanza gialloverde. Il Pd (spiazzato dalla delibera della commissione Contenziosa del Senato) cambia idea e insegue l'alleato grillino. Matteo Salvini e Luigi Di Maio rilasciano dichiarazioni in perfetta sintonia. Il capo reggente del M5s Vito Crimi accusa gli alleati dem di voler difendere la casta: «Sono soddisfatto per come si sono espressi gli alleati di governo sul caso dei vitalizi. Spiace però che la solidarietà non sia stata trovata in passato, sembra un po' strumentale. Sono grato per le posizioni che hanno assunto, ma dobbiamo vedere i fatti», commenta in collegamento con In viva voce su Rai Radio1. Insomma, riecco l'era gialloverde: la decisione del Senato riavvicina Lega e M5s e il Pd sembra un pesce fuor d'acqua. Di Maio e Salvini occupano (come ai tempi del Conte 1) la scena. «Ci batteremo con fermezza - attacca il ministro degli Esteri - contro ogni tipo di ingiustizia sociale. Pensare di utilizzare i soldi degli italiani per ripristinare degli assurdi privilegi, in una fase così delicata per il Paese e con una crisi economica da affrontare, è un atto di una gravità assoluta». E il Movimento annuncia il ricorso contro la decisione della commissione del Senato.
Arriva subito la sponda della Lega. Salvini: «Il 4 luglio la Lega raccoglierà le firme anche per abolire una volta per tutte i vecchi vitalizi ancora in vigore. Siamo orgogliosi di aver votato contro i privilegi anche in commissione, unici ad averlo fatto. Quelle del Pd sono lacrime di coccodrillo: solo un anno fa voleva aumentare gli stipendi dei parlamentari con tanto di proposta formale del suo tesoriere Zanda».
I due leader giocano nello stesso campo. Attaccano in coppia. Il Pd deve rincorrere. Ed è una corsa affannosa. Nicola Zingaretti prova a stare sul pezzo: «Sui vitalizi una scelta insostenibile e sbagliata. La cassa integrazione è in ritardo e si rimettono i vitalizi. Non è la nostra Italia». «Per il Pd rincara la dose Debora Serracchiani, vicepresidente dem - è politicamente inaccettabile il blitz della commissione con cui si reintroduce la stortura dei vitalizi che hanno contribuito ad allontanare la politica dalla vita dei cittadini: da raddrizzare al più presto». Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia, provoca: «Adesso però alle parole bisogna fare seguire i fatti. Vediamo se mister Salvini e il Pd ci onoreranno di esserci al fianco in questa battaglia perché siamo tutti uguali davanti alla legge. Io ci credo, vediamo se saranno ugualmente convinti oppure, per gli amici, avranno un atteggiamento, diciamo, schizofrenico».
Al Nazareno la paura è reale: si teme che l'incidente sui vitalizi possa riaccendere il fuoco gialloverde e rinsaldi l'asse Lega-Cinque stelle. I segnali vanno tutti nella stessa direzione. Al Senato i numeri non possono lasciare tranquilli. Ieri il leader della Lega ha annunciato nuovi arrivi nel Carroccio «non solo dai 5 Stelle». E nei giorni scorsi aveva teso la mano agli ex alleati: «Eleggiamo insieme il futuro capo dello Stato». Ed è questo il vero incubo per Zingaretti e per la ditta. Al netto della partita per il Quirinale (2022), la convergenza tra grillini e leghisti potrebbe ripetersi già con la votazione sul Mes. La linea di Salvini e Di Maio è identica: no al fondo Salva-Stati.
Ma c'è un altro dato da tenere ben fermo: il Movimento sembra aver ritrovato smalto e unità. Grazie a due inaspettati assist: il caso Venezuela e lo stop al taglio dei vitalizi. Sulla storia dei presunti fondi dirottati dal regime di Maduro a Gianroberto Casaleggio, i vertici dei Cinque stelle hanno fatto muro. E anche i dissapori tra Grillo e Casaleggio jr sono stati accantonati.
E ora: la battaglia per la cancellazione bis dei vitalizi darà inizio alla lunga campagna elettorale per le regionali e referendum per il taglio dei parlamentari. Un Movimento più autonomo e forte è la vera minaccia per il Conte bis: sganciarsi dall'abbraccio con il Pd e riprendere il dialogo con il Carroccio non sembrano più solo ipotesi.
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