No global sfasciano i tornelli: "Venezia resti aperta a tutti"

Blitz dei centri sociali contro le barriere messe venerdì. Il sindaco Brugnaro le ripristina a tempo di record

No global sfasciano i tornelli: "Venezia resti aperta a tutti"

Ecco. Mancavano loro. Uno ci prova anche a fare il «bene» di una città, a tutelare i cittadini e l'incolumità pubblica, come aveva detto il sindaco lagunare Luigi Brugnaro, a prevedere ingressi regolati e a numero chiuso per entrare a Venezia, che - tac- in un modo o nell'altro quelli dei centri sociali fanno la loro comparsa. Una mattina si svegliano e decidono di protestare contro i tornelli messi venerdì pomeriggio nei due ingressi principali della città lagunare e sradicarne perfino uno, quello ai piedi del Ponte di Calatrava. Un punto nevralgico per chi arriva in auto, in bus o in moto, perché quasi tutti passano di lì. E proprio uno di questi tornelli ieri mattina è stato sradicato. Poi è stato ripristinato dagli agenti della polizia locale che, mentre i no global si dilettavano a rimuovere la struttura, hanno anche provato a difendere fisicamente le barriere mobili. I vigili sono anche armati di pistola e manganello.

Una trentina gli attivisti in campo, di quelli facenti parte del centro sociale Laboratorio occupato Morion. Venezia non è un luna park hanno gridato al megafono - Venezia non è una riserva, non siamo in via di estinzione. E poi ancora sugli striscioni neri, verdi, bianchi e rossi. «This is not Veniceland Venezia non è Veniceland», riprendendo la desinenza dei parchi come Disneyland o Gardaland. E ancora: «Brugnaro vende Venezia ai turisti», «Non ci svendiamo per pochi spicci, meno turisti, più cittadini». E infatti. Quello che voleva fare Brugnaro, con l'ordinanza firmata il 24 aprile scorso, era proprio questo: con i varchi presidiati dai vigili urbani, nel caso di chiusura dei due ingressi principali (l'altro è quello in Lista di Spagna ai piedi del Ponte degli Scalzi) i turisti sarebbero obbligati a fare un percorso più lungo e i residenti invece passerebbero via lisci, mostrando le loro tessere Imob o Venezia Unica che consentono di avere sconti sui trasporti pubblici. Così come passerebbero via lisci quelli che a Venezia lavorano, studiano, hanno una prenotazione alberghiera o il domicilio. Insomma, nei periodi di maggiore calca, il comandante della polizia locale può decidere la chiusura dei tornelli.

Ieri intanto come previsto, Venezia è stata sommersa di turisti, tanto che i parcheggi di Piazzale Roma, quello dove arrivano anche gli autobus e le persone scaricano trolley e viveri, sono stati chiusi, dirottando le auto al vicino parcheggio del Tronchetto. Ma nonostante questo, altro che Venezia Unica, ieri al grido di «Venezia libera», gli attivisti, su cui ora sono in corso accertamenti per l'identificazione, con in mano le bandiere, hanno dato sfogo di sé. E il ragionamento, un po' contorto, dei no global è questo: «Alla fine Brugnaro ce l'ha fatta a mettere i tornelli a Venezia scrivono in un comunicato la scelta non va a colpire il turismo mordi e fuggi, esattamente l'opposto. Da una parte crea la figura di un cittadino legittimo, cosa di per sé antidemocratica, omogeneizzante, passibile di essere interpretata in senso beceramente etnico identitario.

Dall'altra imponendo un dispositivo di controllo ai danni dello stesso Veneziano legittimo, gli sta dicendo che è ormai espropriato della propria città». E per fortuna, perché se la città finisce in mano a no global e centri sociali. Altro che tornelli.

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