Bisogna essere responsabili ed evitare strumentalizzazioni ideologiche o politiche, di quanto accaduto al Centro ricerche Enea di Casaccia a Roma con la presunta contaminazione di un lavoratore. Temi importanti come la sicurezza vengono drammatizzati in modo strumentale e usati come veicoli di propaganda contro il nucleare. È il messaggio inviato da Gian Luca Artizzu, amministratore delegato di Sogin, società pubblica che si occupa del decommissioning degli impianti nucleari.
Dottor Artizzu, la vicenda di Casaccia è stata drammatizzata. Cerchiamo di tranquillizzare i lettori.
«Premesso che non abbiamo ancora la ricostruzione ufficiale dell'avvenuto, è molto probabile che ci sia stata una manovra sbagliata in fase di svestizione. L'errore umano può capitare, ma le procedure di controllo e di salvaguardia del lavoratore e dell'ambiente hanno dimostrato di funzionare tutte alla perfezione».
Cosa avete fatto?
«La procedura prevede un controllo dettagliato in capo al dipendente già all'interno dei laboratori con una prima analisi del muco. Dopo due giorni, avendo riscontrato tracce di contaminazione interna , sono state eseguite ulteriori analisi al Policlinico Gemelli e gli è stato somministrato un chelante, una sostanza che semplificando facilita la depurazione dei metalli pesanti dall'organismo».
E poi?
«Dopo un periodo di osservazione per alcune ore, il dipendente è stato rimandato a casa. Conosciuti gli esiti delle prime valitazioni abbiamo informato come prevede la procedura, l'Isin, l'Ispettorato sulla sicurezza nucleare, l'Asl, l'Ispettorato territoriale del lavoro. Il lavoratore sta bene, ha eseguito controlli più dettagliati a Varese i cui esiti ci inducono all'ottimismo. È ampiamente sotto i 20 millisievert annui che è la quota massima consentita per chi lavora esponendosi a radiazioni come noi, i radiologi e i piloti d'aereo che in quota sono esposti a radiazioni gamma, fatto noto a pochi».
Ci sarà bisogno di rafforzare i protocolli per evitare polemiche su incidenti come questo?
«No, questo evento dimostra che le procedure funzionano. E poi non è un incidente. Questo termine è stato usato impropriamente traducendo dall'inglese incident che sulla scala Ines che misura gli eventi nucleari, indica le anomalie e i guasti, mentre un incidente è classificato come accident, che sono veri e propri incidenti con conseguenze comunque gravi: questo caso è molto lontano da ciò. Non a caso l'Inail non è stata coinvolta perché i riscontri medici non consentono nemmeno di classificarlo come incidente sul lavoro».
Se non altro, si torna a parlare di Deposito nazionale delle scorie radioattive. A che punto siamo?
«Il ministero dell'Ambiente ha avviato la Vas, la valutazione ambientale strategica, che comunque richiederà almeno un anno e mezzo, perché, non essendoci state autocandidature, bisognerà farla su tutte le 51 aree individuate. Costruire il deposito accelererà lo smantellamento delle centrali in assenza del quale oggi siamo costretti a realizzare numerosi depositi temporanei in loco che ci consentono di proseguire i lavori. Il Deposito nazionale sarà sicuro e sarà necessario proseguire con le azioni di comunicazione sul territorio».
A proposito, gli Smr sono la strada giusta per il ritorno al nucleare?
«Gli small modular reactors operano già nelle navi rompighiaccio e nei sommergibili Si tratta di piccoli reattori che producono meno, ma hanno il vantaggio di essere compatti e di essere prodotti in serie. Riducono tempi di costruzione e costi e questo rende l'investimento redditizio. Possono essere installati direttamente vicino a fabbriche energivore, quelli di quarta generazione sono progettati per produrre meno rifiuti e consentiranno di recuperare calore».
E la fusione?
«Attualmente è un ambito di ricerca, non è ancora arrivata al prototipo.
Occorre continuare a investire anche sulla fusione perché se anche, paradossalmente, non dovesse un giorno portare a nulla in termini di energia, sta creando delle grandissime evoluzioni nei materiali e nei modelli di calcolo. Sono convinto comunque che ce la faremo anche con la fusione».
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