La Nobel Mohammadi scarcerata. Ma solo per 21 giorni

L'attivista anti-regime rilasciata dopo un tumore. Pressione internazionale: "Liberatela"

La Nobel Mohammadi scarcerata. Ma solo per 21 giorni
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Il regime iraniano non conosce pietà. Repressioni di piazza, impiccagioni indiscriminate, pestaggi, violenze e arresti sono la norma in un Paese in cui la libertà di pensiero e quella di parola non sono ammesse. Senza eccezioni. Anche, e forse soprattutto, per un premio nobel per la pace come Narges Mohammadi, finita nel calvario della giustizia iraniana proprio a causa delle sue denunce pubbliche sulla condizione delle donne. La studiosa, rinchiusa nella famigerata prigione di Evin a Teheran, ieri è stata rilasciata per motivi medici, dopo l'intervento chirurgico per la rimozione di un tumore benigno. Ma solo per 21 giorni. Tre settimane che, per giunta, verranno aggiunte alla sua detenzione.

Da settimane la comunità internazionale e le ong attendevano una risposta della magistratura iraniana alla richiesta di liberare l'ingegnera dissidente del regime per darle la possibilità di guarire e sopportare meglio i forti dolori che gli interventi appena subiti le procurano. Da quanto è stato comunicato e riferito dal legale della premio Nobel Mostafa Nili, «sulla base del parere del medico legale, la procura di Teheran ha sospeso per tre settimane l'esecuzione della condanna di Narges Mohammadi e lei è stata rilasciata dal carcere». Rilasciata, è vero, ma solo per tre settimane. Troppo poco per la dissidente simbolo della lotta al regime della Repubblica islamica iraniana. «Questi 21 giorni di grazia sono troppo pochi e saranno recuperati alla fine della sua infinita condanna - aggiungono i legali - il motivo del suo rilascio sono le sue condizioni fisiche a seguito della rimozione di un tumore benigno e di un intervento eseguito tre settimane fa in cui le è stato fatto un innesto osseo». Non bastano 21 giorni, anche perché già da due anni, da quando nel 2022 è tornata in carcere dopo la condanna choc 36 anni e 9 mesi per aver difeso i diritti delle donne, le sue condizioni di salute sono costantemente peggiorate e la donna soffre anche di cuore. Il Comitato norvegese per il Nobel ha esortato l'Iran a scarcerare definitivamente per la 52enne. «Pretendiamo, come abbiamo fatto in precedenza, che non venga solo rilasciata dalla prigione per 21 giorni per cure mediche, ma rilasciata per sempre», ha detto il capo del comitato per il Nobel Jorgen Watne Frydnes. «Speriamo che il regime e la pressione del mondo esterno, incluso il comitato norvegese per il Nobel, un giorno porteranno alla sua liberazione», ha aggiunto.

Lo scorso anno, la cerimonia di consegna del premio Nobel per la pace commosse il mondo. Sul palco del municipio di Oslo, dove si svolge la cerimonia, venne lasciata una sedia vuota, per lei.

Con i figli gemelli, Kiana e Ali di 17 anni, esuli a Parigi col padre, che hanno ritirato il premio per lei leggendo il discorso di ringraziamento scritto dalla madre. Ora la scarcerazione, provvisoria, con le pressioni del mondo su Teheran perché diventi definitiva.

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