Che qualche tensione nel governo ci sia, non è ormai un mistero. Lo dimostra la riunione convocata ieri da Giuseppe Conte (per parlare delle nomine) e misteriosamente saltata all'ultimo minuto. Matteo Salvini, ai cronisti che gli chiedevano il motivo di tanto inatteso rinvio, aveva detto che del vertice lui "non ne sapeva nulla".
A infiammare i rapporti nell'esecutivo è la partita delle nomine. Troppo importanti per lasciarle al caso. In particolare, a giocare il ruolo della zizzania è la poltrona di comando di Cassa Depositi e prestiti. Giovanni Tria, ministro dell'Economia, vedrebbe di buon grado la scelta di Dario Scannapieco, nome che non incontra le simpatie grilline. Nei giorni scorsi Lega e M5S, come raccontato dal Giornale, avevano fatto trapelare che su Cdp si tratta di una "trattativa a tre". In cui i due contraenti del patto di governo, Carroccio e M5S, devono giocare la partita con il ministro delle Finanze.
Ed è proprio per questo che ieri la nomina su Cdp si è incagliata. Tanto che un retroscena di Repubblica oggi raccontava l'irritazione grillino-leghista su Tria: "Se non cede, se ne vada". Poi, però, a gettare acqua sul fuoco ci ha pensato Luigi Di Maio. "Non ho mai chiesto le dimissioni" del ministro dell'Economia, ha detto il vicepremier rispondendo ai giornalisti in Transatlantico a margine del suo intervento nell'Aula della Camera.
Alla fine, comunque, un accordo è stato trovato. La fumata bianca è arrivata dopo un vertice a Palazzo Chigi tra il premier Giuseppe Conte, il ministro dell'Economia, il vicepremier Luigi Di Maio e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti.
Il nome scelto dalla maggioranza giallo-verde sarebbe quello di Fabrizio Palermo, candidato ora a diventare nuovo ad di Cassa Depositi e Prestiti. "Mi piace molto", ha subito commentato Salvini.Resta dunque escluso Scannapieco. Invece come direttore generale del Tesoro, il nome su cui sarebbe stata trovata l'intesa dovrebbe essere quello di Alessandro Rivera.
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