Non c'è la quadra su capigruppo e nuova segreteria Ed Elly sfugge

La leader non accetta domande dai cronisti. E va solo nei talk show amici dove non c'è il rischio di agguati

Non c'è la quadra su capigruppo e nuova segreteria Ed Elly sfugge

Elly Schlein fatica a trovare la quadra per la scelta dei capigruppo e della nuova segreteria del Pd. Al contrario la nuova leader della sinistra italiana sembra essere più a suo agio nei tranquilli salotti dei talk amici e tra vip e principesse. E soprattutto assolve gli imbrattatori di monumenti: «Al di là del metodo scelto che posso non condividere, non dobbiamo fare l'errore di guardare troppo il dito e non la luna. Stanno solo chiedendo di ascoltare la scienza» - dice la segretaria nel corso dell'intervista a Stasera c'è Cattelan su Rai2.

L'incantesimo della rivoluzione rosa di Schlein si è già sciolto dinanzi alla lunga trattativa per chiudere la partita sui capigruppo di Camera e Senato. Difficoltà che hanno imposto al guru di Elly di optare per una comunicazione senza contraddittorio: solo dichiarazioni spontanee in pubblico. Dopo il sit-in per i diritti civili a Milano di sabato il copione (vietato fare domande a Schlein) si è ripetuto ieri, tra le proteste dei cronisti, alla marcia per le vittime innocenti della mafia. Per le prime uscite in tv sono stati scelti due talk amici: Che tempo che fa di Fabio Fazio e Otto e Mezzo di Lilli Gruber. Due tavole apparecchiate per il battesimo di Elly nella veste di segretario del Pd. Due palcoscenici per illustrare le ricette di Elly. Genialata. L'obiettivo è quello di neutralizzare domande sui nervi scoperti. Sui dossier che svelano le contraddizioni. Per fare solo alcuni esempi: lo strappo con i Cinque stelle sull'Ucraina e i malumori tra le correnti per la sostituzione dei capigruppo. La telefonata con Stefano Bonaccini non fa placare la tensione risalita nelle ultime ore per la scelta dei nuovi capigruppo. Gli sconfitti al congresso restano in assetto di guerra. I veleni tra le varie fazioni dem si moltiplicano. Lo schema prevede l'indicazione di Chiara Braga, una franceschiniana, alla Camera al posto di Debora Serracchiani, e Francesco Boccia al Senato al posto di Simona Malpezzi. A Palazzo Madama Boccia è un nome che unisce popolari e sinistra. Il dramma è a Montecitorio dove si rischia fino all'ultimo la conta. Restano sul tavolo le opzioni Simona Bonafè e la riconferma di Serracchiani: due nomi legati a Bonaccini.

La convocazione dei gruppi per ratificare con il voto la scelta slitta di ora in ora. L'incastro sui capigruppo è legato alla scelta dei componenti della nuova segreteria dem. È un gioco di equilibrio tra le varie correnti che sono vive e vegete.

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