L'odio antisemita stavolta correva su due ruote. Anzi, le ha bloccate. Quelle di un «rider» algerino 19enne, espulso sabato dalla Francia dopo essere stato condannato dal tribunale di Strasburgo a quattro mesi di reclusione per discriminazione basata su motivi religiosi.
La vicenda comincia a gennaio: fino a pochi giorni prima, il 19enne era uno dei ragazzi annoverati tra gli «eroi» della pandemia che, in bicicletta o monopattino, consegnano cibo a domicilio. A un tratto, però, si trova di fronte delle ordinazioni in due ristoranti kosher. A quel punto il rider chiede cosa avrebbe dovuto trasportare. «Specialità israeliane», dice il primo ristoratore. «Non consegno agli ebrei», la sua risposta secca. E con un click rifiuta l'asporto.
In tribunale, l'algerino ha ammesso la cancellazione, negando però di aver detto «non consegno agli ebrei», come i due ristoratori di Strasburgo hanno dichiarato nella denuncia il 7 gennaio: «Avevamo già preparato i cibi, lui ha annullato la consegna con questa motivazione». Si attivano le indagini. La polizia scopre che il ragazzo era arrivato in Francia da circa un anno con un visto turistico, e che il documento era scaduto. Si era quindi improvvisato «rider», appoggiandosi all'account di un amico che consegnava per conto di Deliveroo.
Apriti cielo. Il ministro dell'Interno Gérald Darmanin comunica immediatamente d'aver «preso la decisione di espellere il fattorino dal territorio nazionale». Ma la cosa (in un clima di nervi a fior di pelle tra Parigi e Algeri per la riscrittura dei libri di storia sul colonialismo) apre un altro vulnus. I ristoratori citano anche Deliveroo (che in Francia opera con Carrefour, Casino, Picard, Marks and Spencer), e il governo è costretto a muoversi per tempo per mantenere l'impegno di cacciare dal Paese il rider antisemita: affinché, una volta uscito di prigione, potesse essere allontanato senza rimbalzi.
L'avvocato Raphaël Nisand, che difende i due ristoratori ed è legale presso l'organismo nazionale di vigilanza contro l'antisemitismo (Bnvca), rivela la necessità di una speciale cooperazione tra Francia e Algeria. Quando l'espulso arriva nel Paese d'origine non sempre viene infatti accolto. Emmanuel Macron rompe ogni indugio e il ministro Darmanin, sabato, comunica via Twitter il rimpatrio «con successo». «Mi ero impegnato a farlo - scrive Darmanin - il rider che aveva dichiarato di non voler servire clienti ebrei è stato espulso dal territorio nazionale dopo aver scontato la pena detentiva. L'odio antisemita non ha posto in Francia». Deliveroo ha avviato un'indagine interna dopo le accuse di antisemitismo, con la «ferma intenzione» di lasciare a piedi colpevoli. E annuncia tolleranza zero. «È inaccettabile che i rider che lavorano per Deliveroo osino praticare apertamente la discriminazione antisemita», commenta però il presidente del concistoro israelita del Basso Reno Maurice Dahan.
Il caso non sembra sporadico. Un altro simile già segnalato. Nuove forme d'odio che, nella banlieue di Strasburgo, trovano terreno fertile: 107 tombe nel cimitero ebraico di Westhoffen profanate a dicembre 2019 con svastiche; altre 96 a Quatzenheim pochi mesi prima. Sabato anche un altro uomo, di origine pachistana, è stato messo su un aereo, incriminato per aver aggredito tre giovani di fede ebraica in una banlieue a nord di Parigi.
E mentre si condannano ancora le scritte antisemite trovate lunedì sui muri d'ingresso della scuola di alti studi politici di Parigi, la Francia continua a registrare allarmi. Domani il governo convocherà gli «Stati generali della laicità».
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