«Ha fatto l'errore di attaccare i veri sostenitori dei media, che non sono il pubblico ma il potere». Per Tucker Carlson, uno dei più controversi giornalisti americani, Julian Assange è realmente un eroe, «uno dei più grandi giornalisti della nostra epoca», una persona che «ha speso la sua intera vita a rendere pubblico quello che fanno i nostri leader, fatti che dapprima venivano nascosti. E questa è la definizione stessa di giornalismo»; e che ora rischia di pagare con la sua vita, o almeno con la sua salute, questa indipendenza.
Ad Assange Tucker potrebbe aver fatto un'intervista di cui in queste ore si favoleggia: c'è, non c'è, sta per uscire. Quando ci sono di mezzo due personaggi come l'hacker australiano e l'anchorman californiano è meglio non contare su troppe certezze.
Quello che è certo è che qualche mese fa Carlson è andato a trovare Assange in carcere a Balmarsh, la Guantanamo della Corona britannica. Quel giorno, il 2 novembre 2023, il giornalista americano si fece fotografare nel parcheggio di Balmarsh e dedicò alla visita un post su X. Da quel momento si attende di sapere se Carlson ha intervistato il fondatore di Wikileaks e quando intende pubblicare il colloquio. Su X, naturalmente, perché Carlson sul social di Elon Musk ha già diffuso qualche giorno fa il faccia a faccia niente di meno che con Vladimir Putin.
Carlson infatti una testata di riferimento non l'ha più, d quando è stato silurato, nell'aprile 2023, da Fox News, di cui era uno dei volti più noti. Fu licenziato per una frase razzista, anche se certo non è estraneo al suo allontanamento il fatto che poco prima il gruppo editoriale di Rupert Murdoch avesse dovuto pagare un risarcimento record (787,5 milioni di dollari) a Dominion Voting Systems che Carlson aveva accusato di brogli nelle elezioni del 2020.
Una fissazione, questa, per l'anchorman californiano, da molti considerato un trumpiano di ferro e addirittura un possibile erede politico del tycoon, anche se qualcuno diffuse messaggi in cui Carlson parlava male dell'ex presidente e sosteneva di odiarlo. L'intervista ad Assange da questo punto di vista costituirebbe la quadratura del cerchio magico di Carlson. Trump, Putin, Assange, considerato assai vicino alla Russia. La democrazia americana ringrazia. O forse no.
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