"Non si illuda...". Cacciari gela il Pd: perché non è un test nazionale

Letta si affretta a esultare, ma il filosofo smorza gli entusiasmi: "È pura follia immaginare di trarre da questo voto un significato politico nazionale"

"Non si illuda...". Cacciari gela il Pd: perché non è un test nazionale

Il centrosinistra ha riscoperto il gusto di esultare in seguito a importanti elezioni. Ma gli entusiasmi nel Partito democratico devono fare subito i conti con due realtà di fatto: da una parte ci sono ancora tre capoluoghi di Regione che dovranno andare al ballottaggio (Roma, Torino e Trieste) e dunque il tabellino finale è ancora da scrivere; dall'altra i voti nei territori non corrispondono fedelmente alla rappresentazione nazionale. Un punto su cui ha posto l'attenzione Massimo Cacciari, ex sindaco di Venezia, che ha smorzato i festeggiamenti nella galassia rossa.

Cacciari avverte Letta

Il filosofo, nell'intervista rilasciata a La Stampa, ha riconosciuto una buona dose di ottimismo per il Pd perché stravincere al primo turno in città prestigiose come Bologna, Milano e Napoli è sicuramente un bel risultato. Ma l'avvertimento lanciato, e che da ore circola tra i dem, è chiaro: guai a illudersi che il tutto sia uno specchio dello scenario nazionale. "Sarebbe pura follia immaginare di trarre da questo voto un significato politico nazionale", ha infatti dichiarato Cacciari.

L'ex primo cittadino di Venezia sostiene dunque che i dati provenienti dai territori non siano in alcun modo riproducibili in una consultazione politica nazionale. E ha portato a sostegno della sua tesi l'esempio di Roma: "Lì alle politiche Meloni prende da sola quanto tutte le liste di centrodestra che si sono candidate a queste Amministrative".

Anche perché non va dimenticato che il centrosinistra risulta essere fragile se si pensa alla ballerina alleanza con il Movimento 5 Stelle: "Il centrosinistra dovrà comunque trovare un accordo con chi, ancora oggi, raccoglie i voti dei grillini". I quali a loro volta sono divisi in correnti, tra filo-Conte e filo-Raggi in vista del ballottaggio. E così il dubbio dovrà essere sciolto nei prossimi giorni: il M5S darà sostegno a Roberto Gualtieri a Roma e a Stefano Lo Russo a Torino oppure non fornirà indicazioni di voto?. "Al momento non mi sembra per niente facile ipotizzare un’intesa", è il parere di Cacciari.

La sfida della Meloni

Nella serata di ieri è arrivata a Letta una sorta di provocazione, una sfida lanciata direttamente da Giorgia Meloni. La leader di Fratelli d'Italia, alla luce della soddisfazione e dei toni trionfalistici del segretario del Partito democratico, ha provato a proporre un piano per arrivare a elezioni anticipate: "Se nel Pd sono così coerenti e sicuri delle loro capacità e possibilità, lancio una sfida a Letta: Fratelli d'Italia è disponibile a votare Draghi alla presidenza della Repubblica a patto che si vada a votare subito".

Questo perché sarebbe difficile partorire l'ennesimo governo di palazzo se Draghi dovesse approdare al Quirinale.

Uno scenario tracciato anche da Giancarlo Giorgetti, secondo cui sarebbe necessario tornare al voto se l'attuale premier dovesse diventare presidente della Repubblica. La partita per il Colle comunque entrerà nel vivo nei prossimi mesi e inevitabilmente avrà dei riflessi nazionali sulla politica e sui partiti.

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