"Non c'è fondamento". Quei dubbi sul ricorso di Conte

L'avvocato Lorenzo Borrè "stronca" il ricorso del MoVimento 5 Stelle: "Dire che l'associazione non era a conoscenza di un proprio regolamento e che lo hanno scoperto solo dopo l'ordinanza cautelare non è sostenibile".

"Non c'è fondamento". Quei dubbi sul ricorso di Conte
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La contromossa del MoVimento 5 Stelle è destinata a non incidere: ne è sicuro l'avvocato Lorenzo Borrè, il legale che continua ad agire su mandato degli ex attivisti e che ha ottenuto dal Tribunale di Napoli la sospensione delle delibere sulla leadership di Giuseppe Conte.

Le motivazioni del ricorso non vengono considerate convincenti sotto il profilo giuridico: "Se le motivazioni dell'istanza di revoca sono quelle che leggo sui giornali - afferma Lorenzo Borrè a IlGiornale.it -, ossia il ritrovamento di un "regolamento" costituito da uno scambio di mail tra Crimi e Di Maio, non vedo proprio come possano contare sul fondamento giuridico dell'istanza".

Vito Crimi, ex capo politico ad interim dei pentastellati, ha rinvenuto una mail tra lui e Di Maio. Dopo una ricerca certosina, Crimi (oltre ad aver ammesso di non aver avvertito Conte sul punto) si è detto sicuro che il documento possa sbloccare l'impasse. Del resto, come spiegato in questo articolo, il "regolamento" disciplinerebbe sulle votazioni sulla piattaforma e sanerebbe il gap della mancanza di una procedura, limitando la facoltà agli iscritti da più di sei mesi. Questione risolta? Non proprio.

C'è un tema che potrebbe essere sfuggito ai grillini e che invece Borrè sottolinea: "Anche a prescindere dal fatto che fino all'altro ieri nel processo non contestavano l'inesistenza del regolamento, il codice di procedura prevede che si possa chiedere la revoca dell'ordinanza cautelare se ci sono circostanze nuove o si scoprono fatti preesistenti di cui non si era a conoscenza. Bene - annota - : dire che l'associazione non era a conoscenza di un proprio regolamento e che lo hanno scoperto solo dopo l'ordinanza cautelare non è sostenibile".

Il MoVimento 5 Stelle, in estrema sintesi, non poteva non conoscere le sue regole di vita interna. E quindi, prendendo per buono quanto dichiarato dall'avvocato, non sembra plausibile sostenere che il "regolamento" sia una "circostanza nuova" o un "fatto pre-esistente".

Qualora il rinvenimento della mail tra Di Maio e Crimi dovesse comportare qualche effetto riabilitativo per la leadership di Giuseppe Conte sul piano teorico, andrebbe comunque considerato come il MoVimento 5 Stelle, ben prima di oggi, fosse nella condizione di conoscere i suoi meccanismi interni. Questa sarà, con buone probabilità, l'argomentazione utilizzata dalla controparte.

Ma c' è un altro "però". Nella sua disamina, infatti, Borrè aggiunge quanto segue: "In ogni caso - chiosa il legale - il motivo ritenuto assorbente dal Tribunale per la concessione della sospensione cautelare è quello relativo al mancato raggiungimento del quorum". Quello è il motivo su cui il MoVimento 5 Stelle dovrebbe arrovellarsi, quindi, e non su chi ha avuto accesso al voto e chi no.

Nel frattempo, Borrè ha voluto commentare il ricorso anche via social: "Proverbio del giorno. 'Due mail non fanno un regolamento.

La stessa verità della ballata su Jacques II de Chabannes, signore di La Palice (o Lapalisse), che un quarto d'ora prima di morire era ancora vivo. Il proverbio è la punta dell'iceberg. Sotto, stratificate, tante altre considerazioni. Ma a loro tempo e luogo", ha scritto.

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