"Nord Stream irrecuperabile". Russia-Usa, guerra di accuse

Il gasdotto potrebbe non riaprire. Mosca: "Biden dimostri la sua innocenza". La replica: "Ridicolo"

"Nord Stream irrecuperabile". Russia-Usa, guerra di accuse

C'è il danno climatico: secondo Greenpeace, il potenziale impatto della dispersione di metano da Nord Stream 1 e 2, dopo le esplosioni di lunedì e le conseguenti fughe di gas nel Mar Baltico, è pari alle emissioni annuali di 20 milioni di automobili nell'Unione europea. C'è il danno alle infrastrutture e al mercato energetico: i due gasdotti potrebbero non riaprire mai più a causa dell'acqua salata che ne sta corrodendo le tubazioni, secondo i servizi di sicurezza tedeschi citati da Tagesspiegel. Anche per questo la Germania si prepara a tenere aperte due centrali nucleari che intendeva mettere «in riserva» e la Nato discute della protezione delle infrastrutture critiche dei Paesi alleati. Ma c'è soprattutto il danno strategico e le sue conseguenze politiche. L'ipotesi di reato della polizia svedese, dopo i danni a Nord Stream 1 e 2 e la dispersione di metano, è «sabotaggio aggravato». E che sui gasdotti sia stato provocato un danno deliberato nessuno sembra avere più dubbi, anche se entrambe le strutture erano inattive al momento dell'attacco.

L'Unione europea ha definito ieri «inaccettabile ogni deliberata interruzione delle forniture energetiche europee» e ha promesso «una risposta robusta e unita», oltre che un'indagine, che gli Stati Uniti garantiscono di «sostenere». Chi ha compiuto l'azione? E con quale obiettivo ha colpito i gasdotti costruiti per portare il metano dalla Russia alla Germania? Ucraina e Polonia non hanno dubbi che ci sia lo zampino di Mosca. Il ministro della Difesa danese, Morten Bodskov, spiega che ci vorrà una settimana o due prima che le perdite possano essere indagate, scendendo in profondità, a causa del gas in uscita. Ma secondo ambienti Nato, citati dalla Bild, dietro al sabotaggio ci sarebbe il Gru, il servizio segreto militare russo, e in particolare l'unità di sabotaggio della 561ma brigata marina, di stanza nell'enclave russa di Kaliningrad, e addestrata per attacchi a grandi profondità oltre che dotata di droni subacquei e due mini-sommergibili.

Il caso, nel frattempo, è già diventato il principale terreno di scontro fra Stati Uniti e Russia, con quest'ultima pronta a rispedire al mittente sospetti e soffiate degli 007 occidentali, che portano dritti all'indirizzo di Mosca. «Stupido e assurdo accusare la Russia di essere all'origine delle massicce fughe di gas avvenute nel Mar Baltico» taglia corto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Poi arriva la notizia dell'avvio di un'inchiesta per terrorismo internazionale da parte della Procura generale della Federazione. E a rincarare la dose, ribaltando i forti sospetti che si addensano sul Cremlino, è la nota portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, che tira per la giacchetta il presidente americano: «Deve chiarire se vi siano gli Usa dietro gli incidenti». «Il 7 febbraio 2022 - scrive sui social media Zakharova - Joe Biden ha detto che il Nord Stream sarebbe finito se la Russia avesse invaso l'Ucraina». Il riferimento è a un video del capo della Casa Bianca che di Nord Stream, prima dell'attacco all'Ucraina diceva: «Se la Russia invade, non ci sarà più un Nord Stream 2. Porremo fine al gasdotto». Sono parole che Mosca considera un'autoaccusa. Ed è su questo passaggio che la portavoce della diplomazia russa alza il tiro, mentre il suo Paese chiede e ottiene per venerdì una riunione del Consiglio di sicurezza dell'Onu: «Biden è obbligato a dirci se hanno dato seguito alla loro minaccia», ha aggiunto Zakharova.

La Casa Bianca risponde e parla di insinuazioni «ridicole». Intanto il rischio, dopo il sospetto sabotaggio, è che i gasdotti non riaprano più «a causa di danni senza precedenti». Se non venissero riparati subito, troppa acqua salata nelle tubazioni potrebbe corroderli in maniera irreversibile. E c'è un altro timore in Europa: che azioni simili si ripetano ai danni di infrastrutture cruciali.

Per questo, anche dopo l'avvistamento di droni nel Mare del Nord, il primo ministro norvegese, Jonas Gahr Store, annuncia che schiererà l'esercito a protezione dei suoi impianti per la produzione di gas e petrolio: «I militari saranno ben visibili».

Il prezzo del gas, ieri, è schizzato a 210 euro, per chiudere ad Amsterdam a 207 euro per kilowattora, +11,3%.

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