Nordio: "Scardinate le correnti, pm indeboliti dai loro scandali"

La premier Meloni: "Liberiamo la magistratura. Un giudice si fece baciare i piedi da un avvocato poi suo imputato". E dall'opposizione arriva l'apertura di Azione

Nordio: "Scardinate le correnti, pm indeboliti dai loro scandali"
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Non è la riforma della giustizia che indebolisce i magistrati, ma gli scandali che hanno travolto le toghe. Il Guardasigilli Carlo Nordio, ospite di Bruno Vespa a Cinque Minuti, taglia corto sulle polemiche. «La magistratura - spiega - è stata indebolita soprattutto dagli scandali e dal fatto che su quegli scandali non è stata fatta luce completa». Come per il caso Palamara, insiste il ministro, dove al di là dei pochi che hanno pagato e di qualche intercettazione «tutto quello che è rimasto nascosto ha suscitato molti e giustificati sospetti». Il Guardasigilli, che rivendica di aver caldeggiato già dal 1997 la separazione delle carriere, sottolinea poi come il sorteggio dei membri dei futuri Csm «servirà a scardinare e ridurre il peso delle correnti in modo fondamentale» rompendo il «legame tra elettore ed eletto», e sulle correnti attacca: «Lo sanno tutti i magistrati, negarlo sarebbe un'ipocrisia».

A difesa della riforma, è nuovamente intervenuto il premier Giorgia Meloni che, ospite del programma «Dritto e Rovescio», ha ricordato al pubblico che «la separazione delle carriere tra pm e giudici favorisce un maggior equilibrio tra accusa e difesa e valorizza il principio della terzietà del giudice». E cita aneddoti: «In passato è accaduto che il giudice riproponesse pari pari la richiesta del pm e la sentenza è stata annullata, liberando l'imputato senza sapere se fosse colpevole o innocente, allungando il processo». Poi la riforma «per liberare la magistratura dalle correnti politicizzate». Infine il settore disciplinare tolto al Csm e affidato a un organismo terzo e indipendente «perchè è accaduto che i magistrati non venissero mai fatti oggetto di provvedimenti disciplinari anche di fronte a casi macroscopici, come il caso del giudice che durante una festa si è fatto baciare i piedi da un avvocato che poi è diventato suo imputato al processo».

Sul fronte politico, se la maggioranza fa quadrato, qualche apertura arriva dall'opposizione. Azione fa infatti sapere che vuole valutare «con attenzione il testo del governo», riservandosi, «se sarà in linea con la nostra proposta», di votare a favore. Nel terzo polo, meno aspettative le nutre Matteo Renzi, con Italia Viva che parla di «epocale presa in giro».

Contrari M5s e Pd, con i dem che già a caldo avevano bocciato la riforma approvata in CdM definendola, in una nota firnata tra gli altri dalla responsabile nazionale giustizia del partito, Debora Serracchiani, un «duro colpo all'autonomia e all'indipendenza della magistratura». E per i dem, inoltre, anche la separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e magistrati requirenti sarebbe «non necessaria». Eppure, come ricorda Il Foglio, cinque anni fa, al congresso del Pd molti firmarono la mozione Martina, che tra l'altro affermava che «il tema della separazione delle carriere appare ineludibile per garantire un giudice terzo e imparziale». Tra i sottoscrittori c'era anche Serracchiani.

Sulle barricate l'Anm, con la vicepresidente Alessandra Maddalena che definisce la riforma «pericolosa» e con il segretario del sindacato delle toghe, Salvatore Casciaro, che dice di non vedervi «nulla di positivo per i

cittadini». Per lui «c'è un deficit di garanzie, e il Csm uscirà depotenziato».

Ma Francesco Petrelli, presidente dell'Unione delle Camere Penali, critica i magistrati per la sua «posizione di totale chiusura corporativa».

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