Nel 1921 Jackie Coogan, un bambino californiano, divenne una celebrità mondiale recitando ne Il monello, film di Charlie Chaplin che oltre ad essere stato consacrato dalla critica, oltre ad aver raggiunto larghe fasce di pubblico e guadagnato incassi esorbitanti, cambiò per sempre il ruolo dei bambini a Hollywood. All'epoca Jackie aveva solo sette anni, ed era già schiavo di una coppia di genitori che di fatto lo vendette all'industria cinematografica, firmando per lui contratti da milioni di dollari. La perfetta famiglia tossica insomma, un quadretto che viene quasi voglia di appendere: due persone che vivevano sulle spalle di un ragazzino, dilapidando i frutti di un lavoro che a quell'età non avrebbe dovuto né voluto fare, e quello stesso ragazzino che da adulto ricorse in tribunale per ottenere giustizia. Ma non è tutto, visto che da una storia tanto surreale la California tirò fuori un provvedimento apposito, che prese il nome proprio da Jackie: il «Coogan Act», che intendeva arginare lo sfruttamento minorile nel mondo dello spettacolo e tutelare gli interessi delle star minorenni.
Cent'anni fa dunque accadeva questo, si concretizzarono disinvoltamente un'infinità di abusi, un silenzioso mare di violenze sfogate sui più piccoli: una più feroce dell'altra, ma tutte travestite dal glamour del cinema e della tv, dalla loro atmosfera brillante e quindi ancora più ambigua, ancora più machiavellica.
Tempi ed eventi che sembrano lontanissimi, non è così? Quando invece sono più vicini a noi di quanto possiamo sospettare, se in Illinois è appena entrata in vigore una legge che obbliga i genitori a versare somme di denaro ai propri figli quando questi vengono inclusi nei loro contenuti social. Più precisamente la nuova norma, che ha già fatto storia, ci dice questo: in Illionis i minori di sedici anni, se mostrati sui social dai genitori o dai tutori, dovranno ricevere il 15% dei loro guadagni lordi, qualora appaiano in almeno il 30% dei rispettivi contenuti online. Genitori e tutori dovranno versare quanto dovuto all'interno di un fondo fiduciario. Inoltre bambini e ragazzi potranno sia chiedere la rimozione dei contenuti nei quali sono presenti (spesso senza una loro esplicita autorizzazione) sia denunciare gli adulti e chiedere loro danni.
Il sottotitolo di un provvedimento simile potrebbe essere: come proteggere la gente dai propri genitori, o come salvare bambini di ogni angolo della Terra da chi dovrebbe averne cura e invece li soggioga, o ancora come boicottare una delle più inossidabili tentazioni dell'uomo: l'abuso sui più deboli, sui minori, in questo caso in salsa di ansia narcisistica e avidità di collaborazioni con brand.
A un certo punto la degenerazione di cui parliamo ha davvero spiccato il volo, trasformandosi da mero fenomeno di «shareting» a dinamica di boomerang generazionale, una sorta di giungla che vede da un lato adulti via via più dimentichi delle proprie responsabilità, dall'altro moltitudini di bambini ripresi, anzi violati nelle loro azioni quotidiane, dalle più ordinarie alle più intime, per essere dati in pasto alla rete senza alcun ritegno. Almeno finora, fino al luglio 2024, che segna un prima e un dopo notevolissimo nel campo minato dei social.
Il rivoluzionario caso dell'Illinois avrà per questo vasta eco: sarà rappresentativo di una normativa di cui c'era bisogno come di un'esigenza di
correzione pedagogica, di un paradossale processo educativo rivolto ai genitori e non ai figli, di una dinamica di ritorno a una condivisione diversa, idealmente sempre meno social e sempre più sociale, sempre più umana.
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