In Italia la satira è sempre stata in mano ai comunisti. In trent'anni di cabaret ho partecipato a diversi show in tv e in teatro e non mi è mai capitato di conoscere un autore o un produttore della Democrazia cristiana, il mio partito. Il più bello e il più completo.
Dicevo: tutti, dico tutti, erano e sono comunisti. Qualcuno come me si adeguava, facendo finta di essere comunista. Non per vantarmi, ma fin da ragazzo sono sempre stato falso. Oggi, poi, ancora peggio. Se posso, truffo sempre il mio simile.
Adesso è saltato fuori il problema di quanto la satira debba essere libera. Benissimo! Bel dibattito, molto completo, che lascio volentieri ai miliardari comunisti nelle loro tenute agricole in campagna. Dove si fa tutto Ogm free. Tanto per loro il raccolto è lo 0,5% del reddito che incassano con l'indotto. Indotto fatto per anni a scherzare su Mara Carfagna o Sandro Bondi, tutte persone notoriamente pericolose per le reazioni sproporzionate che potrebbero avere.
Non per vantarmi, ma il mio problema è tirar su mille o millecinquecento euro al mese. Senza contare che finisco per farmi compatire e sbeffeggiare nelle pubbliche mense di Milano dove sono in fila: «Guarda come si è ridotto a non fare la tessera del Pd, aveva così un bel posto alla Rai». Un altro: «Ma è un povero scemo». Io: «Avete ragione, a questo punto parlo e faccio il pentito di cabaret. Dirò tutto: come si diventa affiliati, chi c'è dietro ai comici di regime e dove finisce parte dei compensi».
Che io sappia, dovrei essere uno dei primi pentiti di cabaret. E visti i tempi che corrono, credo di poter rientrare nel programma di protezione della Dia. In alternativa, potrei assicurare ai satirici di Capalbio irreversibili vuoti di memoria in cambio di cinquantamila modesti euro in nero, da consegnare entro domani a piazza Eleonora Duse, dove ho il covo.
Nel frattempo sono stato giustamente scaraventato fuori dal mondo del cabaret. Per cui mi arrangio con il bracconaggio. Cosa che facevo già prima, ma come hobby. E, già che siamo in confidenza, se avete biciclette rubate, o altro che sia facile da smerciare, portatele da me, sempre a piazza Duse al 2. Dispiace dirlo qui, però a questo punto parlo e vuoto il sacco: «Sì! Sono un ricettatore».
Per queste affermazioni sono stato rinviato a giudizio per auto-calunnia, che è quello che volevo; mettermi in mostra verso l'opinione pubblica ed essere nominato al Parlamento in quota gruppo misto. Ma accetto anche una candidatura nel movimento di Grillo.
Certo, parlo nel mio interesse; ma come ho fatto il ruffiano una volta, potrei farlo ancora. Cioè, tradire il mandato elettorale passando alla concorrenza. Che è sempre stato il mio sogno: deludere i miei amici facendo la spia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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