«Nostro padre? Un nazista stupratore» La vita di Spacey come House of Cards

Il fratello dell'attore racconta le violenze del genitore e le simpatie per l'estrema destra Un passato che rivive nella famosa serie tv. Come Argento-Weinstein, la fiction è realtà

Pedro Armocida

«Non copiamo la realtà, è l'attualità che si ispira a noi», sentenziava pochi mesi fa Kevin Spacey in vena di paradossi lanciando la quinta stagione della serie di Netflix House of Cards. Arte e vita. La loro identificazione. Un vecchio dilemma. Tanto più oggi nel melodrammatico mondo dello spettacolo in cui, tra coming out, outing, denunce di molestie e di stupri, si è giunti al parossismo proprio di Kevin Spacey che, l'altro giorno, è riuscito a dire malamente e contemporaneamente, forse anche per sviare l'attenzione sul secondo punto, di essere omosessuale e di scusarsi per le sue molestie verso l'attore Anthony Rapp all'epoca quattordicenne. A questo proposito non è sfuggita a molti una puntata della quarta stagione della serie animata «I Griffin», risalente al 2005, che vede uno dei protagonisti del cartoon correre nudo per un centro commerciale gridando: «Aiutatemi! Sto scappando dallo scantinato di Kevin Spacey!».

E le rivelazioni fresche di ieri del suo fratello maggiore Randall Fowler sul padre iscritto all'American Nazi Party, il partito nazista americano, con i baffi come Hitler che lo frustava e violentava ripetutamente, non fanno altro che alimentare questa identificazione tra la vita e il cinema in cui Spacey s'è gettato, stando alle parole del fratello, come «in una fuga dalla realtà». Anche se poi è questa stessa realtà a fare capolino nel cinema. Prendete ad esempio il film «American Beauty» di Sam Mendes in cui Kevin Spacey nei panni di Lester, oltre a sognare nuda a letto fra petali di rose un'amica della figlia, fuma marijuana con il figlio del vicino. Un colonnello in pensione dei Marines con simpatie naziste che, convintosi che tra i due ci sia un rapporto omosessuale, decide a sua volta di manifestare a Lester la propria omosessualità a lungo repressa.

Certo l'attore per la serie «House of Cards - Gli intrighi del potere», la sesta stagione è stata sospesa ieri da Netflix e non si sa se riprenderà mai, ha dato proprio il massimo, riuscendo nel miracolo attoriale non solo di rompere la quarta parete (Spacey si rivolge spesso verso gli spettatori) ma di «essere» esattamente il suo personaggio, quel Frank Underwood che da deputato del Partito Democratico diventa presidente degli Stati Uniti tra giochi di potere e violenze di ogni tipo, non disdegnando, in campo sessuale, proprio come ha rivelato lo stesso Spacey, rapporti etero e omosessuali.

Si potrebbe dire scherzando, ma non troppo, che è il famoso metodo dell'Actors Studio portato all'estreme conseguenze. Ma è anche la possibilità che dà l'arte di elaborare i propri lutti personali, come sicuramente è stato, per Asia Argento, il rapporto con Harvey Weinstein, il produttore che ha fatto aprire il vaso di Pandora delle molestie cinematografiche.

Ecco che l'attrice, figlia d'arte, nel 2000 in «Scarlet Diva», suo film d'esordio come regista, mette in scena un produttore che costringe l'attrice, da lei interpretata, prima a fargli un massaggio, poi a subire un rapporto orale. Ecco il cinema, lo specchio della vita.

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