La «bomba a orologeria», come la definisce il presidente dello Svimez, Adriano Giannola, è già stata innescata. In otto mesi circa di lavorio lento ma costante portato avanti dalla ministra leghista Stefani, dal sottosegretario (sempre leghista) del Mef, Massimo Garavaglia. Alcuni ministeri hanno aperto lietamente i portoni, come il titolare della Pubblica Istruzione, Bussetti, sempre quota Lega. Altri di malavoglia; qualcuno cerca ancora di sottrarvisi, restio alle cessioni di competenze previste dallo Stato alle Regioni. Sono tutti ministri Cinquestelle. La portata «storica» delle intese sull'«autonomia rafforzata», previste a pag. 35 del contratto di governo e sottoscritte forse con un po' di precipitazione (approssimazione, superficialità?) da Di Maio, sono la nuova avanzata strategica del Carroccio verso il territorio degli alleati.
Un'offensiva di grande risonanza, proprio all'indomani dell'irrigidimento grillino sul no al Tav e delle crescenti pulsioni per votare sì al processo nei confronti di Salvini per il caso Diciotti. Ma ieri, di fronte al blitz leghista, e al disorientamento afono dei grillini, a sollevarsi sono stati soprattutto i governatori di sinistra: De Luca ed Emiliano, assieme al sindaco di Napoli, De Magistris. E al leader della Cgil, Maurizio Landini, che si è detto preoccupatissimo: «Siamo contrari alle bozze che circolano e al metodo usato perché senza discussione si sta perpetrando una regressione sui diritti fondamentali delle persone, che va contro la Costituzione e l'idea di nazione come l'abbiamo conosciuta finora... Un disegno pericoloso che crea disuguaglianze e mette in discussione l'unità del Paese e i diritti sociali, un fatto di una gravità senza precedenti».
A salire sulle barricate per primo il governatore pd della Campania, Vincenzo De Luca, che ha avuto parole durissime, evocando persino una mobilitazione di massa: «Se dovesse andare avanti un percorso di autonomia differenziata con i contenuti che abbiamo letto - ha spiegato - è evidente che noi andiamo a rompere l'unità nazionale e abbandoniamo il Sud al suo destino. Non accetteremo che questo percorso vada avanti, come primo atto presenteremo ricorso alla Corte costituzionale e chiameremo i cittadini alla mobilitazione e alla lotta nello spirito di un nuovo Risorgimento». De Luca è inferocito anche perché «un governo cafone», dice, non ha neppure risposto alla sua richiesta di essere presente ai tavoli di discussione sulle intese con le regioni del Nord. «Non siamo degli intrusi, ma soggetti cointeressati». Il sindaco De Magistris, nonostante i forti contrasti emersi anche ieri con De Luca, stamane sarà a Montecitorio per poi tenere, nel pomeriggio, una seduta comunale straordinaria.
Il governatore pugliese Emiliano, intanto, che pure si era detto favorevole alla richiesta di maggiore autonomia, si è tirato indietro in segno di protesta: «L' autonomia rafforzata poteva essere una grande occasione, ma ora il processo va fermato.
Non voglio prestare il fianco a strumentalizzazioni di sorta». Centotrenta intellettuali legati al mondo dei Beni culturali, infine, hanno sottoscritto un appello per denunciare «il colpo mortale allo Stato unitario» arrecato «dal vento di follia che sta investendo il Paese».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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