È la stagione delle riforme, il governo guidato da Giorgia Meloni corre. Dopo il sì incassato in Parlamento su premierato ed autonomia ora è il momento della nuova legge elettorale. La nuova vera sfida per l'esecutivo, che ha deciso di calendarizzarla e dire addio una volta per tutte al Rosatellum bis. Una legge che ridisegnerà l'Italia. Un passaggio obbligatorio, soprattutto dopo l'approvazione della madre di tutte le riforme: l'elezione diretta del presidente del Consiglio. Nei palazzi della politica si lavora, e anche tanto ci fanno sapere. A ritmi serrati. «Penso che arriverà (la nuova legge elettorale ndr) entro ottobre di quest'anno» ha annunciato il ministro per le Riforme costituzionali e la semplificazione, Elisabetta Casellati. Alcuni, però, della stessa maggioranza, non sembrano molto positivi sui tempi. «Il ministro è troppo ottimista, ancora non abbiamo cominciato a parlarne» è la voce che arriva dal Senato. «Questa è la mia previsione, poi ci sono i tempi parlamentari da rispettare» aggiunge Casellati. Tempi lunghi, quasi certamente. Gli ostacoli non mancano, come le bandierine e i paletti che ogni partito, da destra a sinistra, è già pronto ad issare. La conseguenza, però, è il rallentamento, ma il ministro Casellati dallo studio televisivo di Sky TG24 avverte: «La riforma elettorale non è fatta per il centrodestra, ma per il Paese, cercheremo il dialogo con tutti». A sinistra sembrano intenzionati a non ascoltare né, tanto meno, a dialogare. Elly Schlein lo ripete come un mantra ormai da mesi: «Sarà opposizione dura, senza sconti». Dello stesso avviso il leader (zoppo) del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, che al momento sembra concentrato più sui problemi interni. I due partiti di opposizione potrebbero propendere verso un sistema proporzionale, noto come Germanicum, che prevede l'abolizione dei collegi uninominali, una soglia di sbarramento al 5%, e il diritto di tribuna per i piccoli partiti. La discussione è aperta e la politica in fermento. L'estate non sembra affatto destinata a far sopire le polemiche. Anzi, è destinata a farle accendere. Sarà questo il tema che accompagnerà il dibattito per i prossimi mesi.
La modifica della legge elettorale non può essere evitata, è necessaria per poter applicare le norme previste dal premierato. Una legge costituzionale e una legge ordinaria che devono viaggiare pari passo. I punti da chiarire sono ancora molti.
Bisognerà stabilire quali percentuali di voto occorreranno al candidato premier per essere eletto (c'è chi parla del 50% +1); se ci sarà o meno un ballottaggio (un pericolo per la sinistra, che avverte: si rischia di cancellare il bipolarismo); garantire una maggioranza al premier eletto in entrambe le camere e quale soglia fissare per attribuire il premio di maggioranza. Tutti nodi al vaglio del ministro Casellati che, questa estate, si spera, possa sciogliere.
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