Discontinuità. Il patto siglato pochi giorni fa da quattro partiti svedesi di centro e di destra per dare vita al nuovo governo di Stoccolma preannunciava un'inversione di rotta rispetto ai predecessori socialdemocratici e ambientalisti. E il nuovo premier, il leader dei Moderati Ulf Kristersson, è stato di parola: dapprima ha completato la squadra di governo assegnando al suo partito Esteri, Interni, Finanze, Migrazioni, Affari Ue, Aiuto allo sviluppo, Welfare, Anziani, e Cultura; quindi, a chi si aspettava discontinuità, ha promesso dei veri e propri strappi.
Per la prima volta in Svezia una coalizione fra Moderati, Cristiano democratici e Liberali gode in Parlamento dell'appoggio esterno dei Democratici svedesi, un partito populista e xenofobo diventato la seconda formazione più votata nel Paese. Priorità dell'esecutivo è combattere le gang criminali (53 i morti ammazzati dall'inizio dell'anno) con misure draconiane in materia di sicurezza, diminuire le prestazioni per gli immigrati (soprattutto quelli che non si integrano) e comprimere il diritto all'asilo. Ma non basta. Il nuovo ministro degli Esteri, Tobias Billström, ha per esempio annunciato che Stoccolma manda in pensione la politica estera femminista promossa dai governi precedenti. Traduzione: la lotta per l'emancipazione economica delle donne, le campagne contro la violenza sulle donne o quelle a favore della loro partecipazione attiva alla politica non saranno più la bussola utilizzata dalla Svezia per decidere se promuovere ovvero disincentivare i rapporti con altri stati meno sviluppati. Un impegno che Stoccolma aveva preso su di sè con grande convinzione nel 2014 al punto che nel 2015 l'Arabia Saudita, molto infastidita per le critiche ricevute dall'allora ministra degli Esteri svedese Margot Wallstrom per la condizione delle donne a Riad e dintorni, ritirò il proprio ambasciatore a Stoccolma per alcuni mesi. Billström ha invece confermato che la marcia della Svezia inaugurata dal precedente governo rosso-verde per passare dalla storica neutralità all'ingresso nella Nato non rallenta con il cambio di maggioranza.
Novità arrivano anche dal fronte dell'assetto governativo. Kristersson ha cancellato il ministero dell'Innovazione mentre ha declassato il ministero dell'Ambiente e del Clima a una succursale di quello dell'Energia. I critici, soprattutto i Verdi, hanno interpretato la decisione come catastrofica per uno dei primi Paesi in Europa a dotarsi di un'Agenzia per la protezione dell'ambiente (era il 1967). Kristersson ha fatto spallucce: l'ambiente resta importante in Svezia ma per il nuovo governo la priorità è affrontare la crisi energetica e superarla nel breve con aiuti ai cittadini delle zone rurali e con una nuova tariffa energetica nazionale, mentre sul medio e lungo periodo si punta ad aumentare la produzione di energia nucleare.
Il premier ha affidato il nuovo ministero «più snello» a una giovanissima esponente dei Liberali: la 26enne Romina Pourmokhtari che diventa così l'anti-Greta Thunberg (la 19enne di Stoccolma famosa in tutto il mondo per il suo attivismo ambientalista).
Resta da vedere se la nomina di Pourmokhtari e di altri quattro suoi colleghi di partito (Lavoro, Uguaglianza, Educazione e Scuola) basterà a placare l'ira del Renew Group: il gruppo dei liberali al Parlamento europeo sta valutando se cacciare gli svedesi dal consesso «colpevoli» di partecipare a un governo appoggiato dai Democratici svedesi.
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