Prende forma il mondo dell'accademia che domani renderà attrattiva l'Italia non soltanto per i cervelli nostrani ma anche per quelli stranieri. Il Consiglio dei ministri ha infatti dato il via libera al disegno di legge di riforma del reclutamento di ricercatori e borsisti ideato dal ministero guidato da Anna Maria Bernini. Una svolta epocale, come sottolinea l'ex preside del Politecnico di Milano Ferruccio Resta che ha fatto parte della commissione di esperti che ha collaborato con l'ufficio legislativo del ministro. «Inutile ormai ridurre il dibattito sul mondo della ricerca alla questione del precariato - spiega Resta -. Il mondo del lavoro, della produzione e quello della ricerca sono così cambiati che non è più possibile pensare a uno strumento per vincolare un ricercatore a un contratto per tutta la vita professionale».
Che le cose dovessero cambiare, e anche radicalmente, lo dimostrano alcuni dati. Nel 2018 l'Italia aveva il più basso numero di ricercatori e dottorati. Non solo. L'età dei ricercatori e dei dottori di ricerca era la più alta d'Europa.
Ecco quindi l'idea di aiutare non solo i laureati a mettersi alla prova con la ricerca. Vengono messi a disposizione, grazie anche ai fondi del Pnrr, assegni per laureandi. Così ora studenti ancora da laureare, come anche laureati e ricercatori che hanno concluso il dottorato vengono dotati di contratti a tempo che anche dal punto di vista economico risultino attrattivi.
«In Germania per lo stesso numero di professori che in Italia c'è il triplo di dottorandi - aggiunge Resta -. Ciò vuol dire che il dottorato non è visto solo come biglietto di ingresso per la carriera universitaria ma come trampolino di lancio per la carriera nell'amministrazione pubblica e soprattutto nei settori di ricerca e sviluppo delle aziende. È così che i Paesi si sviluppano e rimangono al passo con i tempi».
L'idea di fondo di questo disegno di legge ha già ottenuto un primo placet dal sindacato che per bocca del segretario di Cisl Università, Francesco De Simone Sorrentino.
«Senza entrare nel merito delle singole disposizioni che saranno oggetto di attenta valutazione - commenta il sindacalista -, apprezziamo la scelta del governo di procedere nella revisione delle regole del sistema universitario e della formazione superiore mediante un disegno di legge che consenta un'ampia e approfondita discussione in Parlamento».
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