Nuovi guai per Lucano: accusato di truffa e falso

Le ultime due contestazioni si riferiscono alla gestione dei migranti nel centro della Locride

Nuovi guai  per Lucano: accusato di truffa e falso

Locri (Rc) Prima il rinvio a giudizio, ieri un altro avviso di garanzia. Le nuvole di aprile scacciano la rondine che pareva aver fatto primavera nei cieli di Riace.

Mimmo Lucano, sindaco del borgo calabrese da mesi sospeso dalle funzioni per effetto di accuse tradottesi in capi di imputazione che lo vedranno a processo con prima udienza fissata per l'11 di giugno, ieri s'è visto notificare un'altra informazione di garanzia dalla Procura di Locri. Ancora una volta, al centro delle indagini finisce la gestione dei fondi dell'accoglienza, attraverso i quali Mimmo u' curdu aveva fatto del suo paese un punto di riferimento per i migranti, ad iniziare dai 300 curdi sbarcati sulla costa ionica nel 1998 ed ai quali - quando era ancora maestro di scuola e attivista - aveva trovato riparo e sistemazione, guadagnandosi l'appellativo con cui era diventato famoso, fino a essere inserito dalla rivista Fortune nella lista dei 40 leader più influenti al mondo, tra Bill Gates e Angela Merkel.

Altri tempi. Adesso Lucano è impegnato a dimostrare che il suo modello fosse rispettoso di leggi e regole. A ottobre, nell'ambito dell'operazione Xenia, il primo cittadino riacese era stato confinato per due settimane ai domiciliari, poi tramutati dal Riesame in divieto di dimora, per il sospetto di aver combinato un matrimonio e manovrato con leggerezza l'affidamento del servizio di raccolta differenziata. Chiamata a pronunciarsi sulla misura, agli inizi d'aprile la Cassazione ne aveva in parte ridimensionato la portata, annullandola con rinvio al Riesame. Un giudizio di legittimità su un provvedimento cautelare, dal partito degli innocentisti incautamente elevato a sentenza di merito. A riportare tutti sulla terra, l'11 aprile, il gup Amelia Monteleone, col rinvio a giudizio di Lucano e altri 26 imputati, tra i quali la sua compagna Lemlem Tesfahun. Ieri, poi, la nuova tegola. Con l'avviso di garanzia legato a un secondo filone di Xenia: per il pm Ezio Arcadi gli immobili presi in locazione dalla cooperativa Girasole per ospitare i rifugiati non sarebbero stati idonei, poiché non conformi alle previsioni del manuale operativo Sprar e delle convenzioni stipulate fra il Comune di Riace e la Prefettura. Eppure, il Municipio avrebbe comunque pagato il canone, per un totale di 134.000 euro. Tutti gli appartamenti, per lo più posti nel borgo antico, per gli inquirenti sarebbero privi di certificazione di abitabilità e in alcuni casi anche di quella relativa all'avvenuto collaudo statico.

Un vuoto al quale Lucano (per questo accusato anche di falso) secondo la Procura avrebbe ovviato attestando la conformità degli immobili alle normative vigenti. «Vado avanti con coraggio, la verità si farà luce da sola», ripete adesso il creatore del modello Riace. In agenda, declinato l'invito del Pd ad un posto in lista alle Europee, restano gli appuntamenti giudiziari.

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