Nutella antidoto allo sciopero: in 50 anni neppure un'ora

Il gruppo Ferrero rappresenta un'eccezione in un Paese dove si registrano ogni anno due proteste al giorno. Il presidente Fulci: "Titolari e dipendenti una sola famiglia"

Nutella antidoto allo sciopero: in 50 anni neppure un'ora

L'Italia è il Paese degli scioperi (quasi due stop al giorno lo scorso anno, equivalenti a 666 giornate effettive di astensione dal lavoro solo nei servizi pubblici). Di lavoratori nelle piazze a difesa del proprio posto, contro le chiusure degli stabilimenti o la delocalizzazione degli stessi, o ancora per protestare nei confronti delle politiche del governo (Jobs Act) o solo per ragioni ideologiche, se ne contano tutti i giorni. In questo scenario dove domina il malcontento, esistono alcune isole felici, nelle quali il termine sciopero è pressoché sconosciuto. Tra queste c'è il regno della Nutella (inventata giusto 50 anni fa), la Ferrero di Alba dove, come sottolineato dal presidente Francesco Paolo Fulci, «non c'è mai stata un'ora di sciopero».

Il segreto della sintonia tra proprietà (oggi il capoazienda è Giovanni Ferrero, terza generazione della famiglia) e forza lavoro (oltre 6.500 i dipendenti nei quattro impianti in Italia, su più di 30mila nel mondo, interinali compresi) è racchiuso nelle linee guida dettate dal padre Michele, oggi mente strategica, a sua volta nipote di Giovanni, figlio di Pietro, che nel '42 aprì ad Alba, in via Rattazzi, un laboratorio «per fare esperimenti e inventare golosità».

Questo il dogma Ferrero: priorità ai valori umani, sociali e all'ambiente; servizio alla comunità. «Ancora adesso - spiega il presidente Fulci - i Ferrero e i lavoratori dell'azienda sono uniti come fossero una sola famiglia». E proprio oggi, 5 novembre, per Ferrero e i suoi dipendenti è forse la giornata che meglio rappresenta il legame di questa azienda, portabandiera con Nutella del made in Italy nel mondo, con il territorio. Il 5 novembre di vent'anni fa, infatti, lo stabilimento di Alba insieme alle linee delle prelibatezze Nutella, Kinder, Mon-Cherì e Rocher, fu sommerso dalla piena del torrente Taloria: un disastro proprio in prossimità delle festività natalizie, quantificato in 135 miliardi delle vecchie lire, che avrebbe messo a rischio migliaia di posti di lavoro. Ci vollero due settimane di duro lavoro degli stessi dipendenti e di buona parte della cittadinanza per far ripartire l'impianto e assicurare la produzione di tutte le delizie per il Natale.

Il modello imprenditoriale voluto da Michele Ferrero negli anni '60, portato avanti dal figlio Giovanni, e improntato su quel capitalismo che punta a sviluppare forti legami con il territorio in cui opera e risultato determinante nel creare il rapporto collaborativo con i dipendenti, ha di fatto messo in pratica le idee di un altro imprenditore piemontese degli anni '50/'60: Adriano Olivetti, il «papà» della responsabilità sociale. Nella concezione di Olivetti, infatti, un'impresa doveva creare ricchezza, realizzare profitti, diffondere attorno a sé solidarietà sociale, cultura, bellezza e qualità della vita.

Una teoria che Michele Ferrero ha voluto quindi esportare anche negli impianti, realizzando, nelle aree più povere dei Paesi emergenti, le cosiddette «Imprese sociali» allo scopo di crearvi posti di lavoro e sostenere la crescita e l'educazione dei giovani attraverso un fondo alimentato costantemente sulla base dei volumi prodotti ogni anno dalle fabbriche.

E se - altro motivo di soddisfazione della forza lavoro - nonostante la congiuntura economica avversa, l'azienda ha fissato per i dipendenti una serie di bonus al raggiungimento degli obiettivi (1.900 euro per il periodo 2014/2015, 2.025 per la campagna produttiva al 2016 e 2.150 per quella successiva: 2016/2017), la Fondazione Ferrero, nata nel 1991 dalla precedente «Opera sociale» (lo slogan è Lavorare, Creare, Donare), si occupa degli ex lavoratori, circa 3.300 «anziani», allo scopo di non far mancare loro, seppur in età avanzata, il senso di appartenenza all'azienda.

L'accordo sui bonus, raggiunto in luglio con i sindacati, consente anche l'innalzamento dei permessi retribuiti a carico dell'azienda in occasione della nascita di un figlio, stage all'estero e sussidi agli studi universitari. È il «Welfare Ferrero» che guarda anche alla salute (convenzioni con cliniche mediche), allo svago (locali con palestre, biblioteche, auditorium), al sostegno alle famiglie (l'asilo-nido accoglie 75 piccoli) e ai passatempo dei propri pensionati. Una multinazionale a misura di lavoratore, dunque.

Ecco il modello Ferrero e la sua ricetta che, come affermato dal presidente Fulci, ha permesso di non generare mai scioperi sulla linea della Nutella: 350mila tonnellate prodotte ogni anno della crema di nocciole e cacao più famosa e imitata al mondo.

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