È scontro aperto tra l'Italia e l'Europa sul Nutriscore, il sistema di etichettatura lanciato dalla Francia per semplificare l'identificazione dei valori nutrizionali dei prodotti alimentari.
Lo strumento ha subito trovato l'endorsement dell'Unione Europea, pronta ad accogliere a braccia aperte la proposta partorita da un manipolo di studiosi dell'Istituto pubblico francese Eren. Fin qui il Nutriscore è stato adottato su base volontaria da Paesi come Francia, Belgio, Spagna, Germania e Olanda.
Non dall'Italia, che, come ha sottolineato il quotidiano La Stampa, batte i pugni sul tavolo e propone il Nutrimeter, un logo istituzionale che il nostro Paese vorrebbe esportare nel resto dell'Europa per sostituire il troppo semplicistico sistema francese.
Il Nutriscore "francese"
Ma andiamo con ordine e cerchiamo di capire perché Roma vede il Nutriscore come fumo negli occhi. Il motivo è semplice: la catalogazione su cui poggia l'intero sistema penalizza letteralmente eccellenze alimentari italiane come il Parmigiano reggiano, il prosciutto di Parma, l'olio extravergine di oliva, la mozzarella e i salami.
Ogni etichetta propone una lettera (dalla A alla E) e un colore (dal verde al rosso) diversi a seconda del valore nutrizionale dell'alimento preso in esame. In altre parole, con un rapido colpo d'occhio le persone capiranno subito se il prodotto che stanno per depositare nel loro carrello "faccia bene" o meno.
L'obiettivo, dunque, dovrebbe essere quello di aiutare i consumatori a scegliere i prodotti più nutrienti e di qualità. Il problema più grande è che il Nutriscore penalizza il made in Italy. E lo fa, ad esempio, attribuendo la lettera D al Parmigiano reggiano e una B alla Coca Zero.
La proposta dell'Italia: il Nutrimeter
È proprio per questo motivo che da Roma è partito per Bruxelles un decreto contenente una controproposta italiana al Nutriscore. Si tratta del Nutrimeter, un'etichetta a batteria che focalizza l'attenzione sulla dose giornaliera consigliata di ciascun prodotto per un'alimentazione sana.
Tutto ruota attorno alle assunzioni di riferimento, ovvero – spiega il decreto - sulle “quantità giornaliere medie raccomandate di energia e nutrienti”, con il valore percentuale riportato sull'icona della batteria.
I valori del Nutrimeter dovranno consentire di mettere a fuoco “quanto i nutrienti contenuti in un dato alimento (energia, zuccheri, grassi, grassi saturi, sale) contribuiscono alle esigenze quotidiane di un adulto”. Per una dieta sana, la somma totale di quello che si mangia non dovrebbe superare il 100% delle quantità di assunzioni raccomandate.
L'allarme di Federalimentare
Il Nutriscore è pericolosissimo per l'Italia, e la conferma arriva anche dal presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio, il quale sottolinea senza mezzi termini che l'etichetta francese “è peggiore dei dazi di Trump”. “È una minaccia grandissima. Se il Nutriscore passasse in Ue, i nostri migliori prodotti incapperebbero in questa logica demenziale.
Parmigiano, olio, prosciutto e cioccolato rappresentano il 20% dell'export, ma soprattutto sono il valore aggiunto del made in Italy”, ha aggiunto lo stesso Vacondio.La decisione finale spetta alla Commissione europea, che dovrà presto esprimersi su Nutriscore e Nutrimeter. Chi avrà la meglio?
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