
Gli Stati Uniti sono stati coinvolti a pieno titolo nella guerra in Ucraina fin dall'inizio del conflitto, rischiando più volte di superare quella «linea nrossa» che avrebbe potuto provocare la reazione della Russia innescando un'esclation destinata a cambiare il mondo. Lo rivela un'indagine del New York Times sulla partnership tra Washington e Kiev siglata a Wiesbaden in Germania poco dopo l'invasione russa del febbraio 2022 in vista della auspicata controffensiva ucraina che a un certo punto sembrava possibile e che comunque non sarebbe mai stata ipotizzabile senza una stretta collaborazione tra i due stati maggiori. Ma con il passare del tempo i rapporti si sono irrigiditi fra rivalità, risentimenti e idee divergenti. A volte - ricostruisce il NYT - gli ucraini vedevano gli americani come autoritari, mentre gli americani non riuscivano a capire come i loro alleati non accettassero semplicemente dei buoni consigli. Il punto più basso della partnership si ebbe nell'agosto del 2024, quando le forze armate ucraine sono entrate nella regione russa del Kursk usando armi americane, ma senza avere il via libera degli Stati Uniti, che non erano stati nemmeno informati. Una mossa che un alto funzionario del Pentagono citato dal quotidiano descrive come «un ricatto» e un «abuso di fiducia». Se a seguito di questi atti di «insubordinazione» rispoetto agli accordi presi la Casa Bianca allora ancora guidata da Joe Biden avesse staccato la spina degli aiuti, questo «avrebbe potuto portare a una catastrofe», perché i soldati ucraini a Kursk sarebbero morti senza la protezione dei razzi Himaes e dell'intelligence statunitense.
L'amministrazione Biden di volta in volta autorizzò le operazioni clandestine stabilite dai generali Mykhaylo Zabrodskyi e Christopher Donahue, che erano i pricipali decisori della partnership. Poi è arrivato Donald Trump a minare alla base la collaborazione.
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