Scuola magistrati alle borsiste: "Minigonne e divieto di nozze"

Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa chiede la destituzione del consigliere Francesco Bellomo per addebiti disciplinari che "violano il prestigio della magistratura"

Scuola magistrati alle borsiste: "Minigonne e divieto di nozze"

La società Diritto e Scienza è una scuola di formzione giuridica avanzata "specializzata nella preparazione al concorso di magistratura ordinaria". A presiedere il comitato scientifico è Francesco Bellomo, direttore della scuola, ex magistrato ordinario ora consigliere di Stato, finito al centro di un presunto scandalo che riguarda la gestione degli allievi della scuola.

Secondo il Fatto Quotidiano, infatti, per non perdere le borse di studio le allieve avrebbero dovuto sottostare ad alcune regole come la "clausola del fidanzato", il "divieto di matrimonio" e "l'obbligo di minigonne". Non solo. Ci sarebbe stato poi anche il vincolo di riservatezza assoluto e altre limitazioni. Per esempio "il direttore scientifico poteva - scrive il Fatto - 'esporre in pubblico la vita personale della borsista inadempiente', durante le lezioni e negli articoli".

Tutto sarebbe partito dall'esposto del padre di una allieva che avrebbe dato il via all'istruttoria. Dopo le indagini il Consiglio di Presidenza della giustizia amministrativa ha approvato la destituzione di Bellomo perché il contratto per i borsisti "non rispetta la libertà e la dignità della persona". Ora si attende l'adunanza dei consiglieri per ratificare (o meno) la decisione. Il Consiglio accusa il direttore della scuola di aver "violato il prestigio della magistratura" e lo fa presentando quattro addebiti principali, riassunti in un documento finale che il Fatto riporta oggi in edicola. "Risulta che era il consigliere Bellomo a sottoporre a colloquio gli aspiranti a tale borsa di studio e a selezionarli - si legge - L' accesso alle borse di studio comportava per i borsisti la sottoscrizione di un vero e proprio contratto. Il contratto prevede numerosi impegni dei borsisti nell'interesse della società, tra cui la scrittura di articoli per la rivista Diritto e Scienza, la partecipazione a studi e convegni, la promozione dell' immagine della società". Ma non solo. "È emerso - si legge nel documento - che conteneva una clausola limitativa relativa a matrimonio e fidanzamento: decadenza in caso di matrimonio; fidanzamento consentito solo se il/la fidanzato/a risultasse avere un quoziente intellettuale pari o superiore a un certo standard; competeva al consigliere stabilire se i fidanzati o fidanzate dei o delle borsiste superassero il quoziente minimo necessario per essere fidanzati e/o ammessi/e (ciò appare particolarmente significativo). È stato poi dichiarato che, allegato a tale contratto, vi fosse un documento contenente il cosiddetto dress code, che prevede diversi tipi di abbigliamento dei borsisti a seconda delle occasioni. Per l'abbigliamento femminile si fa anche menzione alla diversa lunghezza della gonna, del tipo di calze e del tipo di trucco".

Degne di nota anche le modalità di valutazione dei candidati alle borse di studio (del valore di 4mila euro) con cui, si legge nell'avviso pubblico di Milano, "il vincitore ha diritto alla frequenza gratuita annuale (da ottobre a giugno) del corso ordinario di preparazione al concorso in magistratura ed all’esame di avvocato organizzato in Milano e può essere chiamato a collaborare con la società nell’attività scientifica e divulgativa (ricerca, pubblicazioni, convegni, etc.)". "Dalla rivista giuridica della società si desumono le modalità e gli strumenti valutativi per attribuire il punteggio che consente di beneficiare delle borse di studio di fascia A e di fascia B - riporta il Fatto - Per quanto riguarda il genere femminile, i criteri di scelta si riassumono in potere/successo; intelligenza; capacità di amare; bellezza; personalità. Per quanto riguarda, invece, i criteri di scelta del genere maschile: bellezza; femminilità; attitudine materna; intelligenza; eleganza".

In un caso, inoltre, Bellomo avrebbe chiesto ad una borsista, intenzionata a lasciare il fidanzato per ottenere la borsa di studio di fascia A, di "sottoscrivere un contratto con il quale si impegnava a corrispondergli 100 mila euro se non avesse tenuto fede a questa decisione".

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