Siamo tornati a un anno e mezzo fa: ogni giorno sbirciamo il bollettino del ministero della Salute cercando di capire che Natale ci aspetta. Ieri sono arrivate notizie in chiaroscuro: da un lato un numero di nuovi contagi piuttosto alto per essere una domenica (19.215, era dal 28 aprile che non c'era una domenica così carica di positivi) e 66 morti, ma dall'altro un andamento che sembra comunque rallentare sul lungo periodo. Nella settimana che si è conclusa ieri si sono conteggiati infatti 116.499 contagi totali, con un aumento del 14,99 per cento rispetto ai 101.313 della settimana 29 novembre-5 dicembre, nettamente più bassa rispetto agli aumenti settimanali precedenti, che erano stati, tornando indietro nel tempo del 23,31 per cento, del 25,51, del 27,33 e addirittura del 42,42. Insomma, si cresce ma meno velocemente e questo significa che si intravedono il plateau e poi la discesa.
Certo, colpisce che l'incidenza dei contagi ormai sfiori i 200 casi ogni 100mila abitanti (196,60), quasi quattro volte superiore a quei 50 che su base regionale contribuiscono ad aprire le porte alla zona gialla. Però abbiamo imparato ormai a non dare troppa importanza a questo dato rispetto alla ben più fatidica pressione sugli ospedali. Su questo terreno ieri i numeri sono stati in linea con quelli delle ultime settimane: aumento lento, inesorabile ma piuttosto contenuto. Ieri si contavano 6.697 pazienti Covid ricoverati in reparti non critici, con un aumento di 158 unità e una percentuale rispetto ai posti disponibili dell'11,12 per cento (il limite per la zona gialla è del 15 per cento); e si contavano 829 pazienti Covid ricoverati in terapia intensiva, con un aumento di 11 unità e una percentuale di occupazione dei 9.069 posti disponibili del 9,14 per cento, sempre più vicino alla soglia del 10 per cento. Su base settimanale va detto che i ricoverati in area non critica rispetto al 5 dicembre sono aumentati di 1.100 unità, ovvero del 19,65 per cento, e quelli in terapia intensiva di 93 unità, pari a un aumento del 12,63 per cento. Anche qui un lieve rallentamento.
Interessante come ogni giorno fare il punto sulle varie regioni e vedere chi potrebbe finire in giallo tra esattamente una settimana e quindi passarci il Natale, avendo tutti e tre i parametri (l'incidenza dei contagi, le terapie intensive e l'area non critica) oltre i limiti stabiliti dal ministero (50 casi ogni 100mila abitanti, 10 per cento e 15 per cento). Oggi la Calabria (incidenza 134, terapie intensive 11,05, area non critica 16,65) raggiungerà dietro la lavagna il Friuli-Venezia Giulia (352, 15,43 e 23,02) e la provincia autonoma di Bolzano (555, 19,00 e 18,40). Teoricamente già in fuorigioco, e quindi in giallo da lunedì 20, ci sono provincia autonoma di Trento (255, 20,00 e 15,67) e Liguria (230, 12,22 e 16,09). Sempre più a rischio il Lazio, che ha incidenza a 191 e terapie intensive a 11,88 ma si salva solo per il 12,18 per cento in area non critica, le Marche (199, 13,60 e 12,19) e Veneto (439, 12,50 e 13,38).
La Lombardia, dove l'incidenza è a 194, ha le terapie intensive vicine al limite (9,35, mancano 10 ricoveri) e anche l'area non critica a 13,95. E in Val d'Aosta, che ha incidenza 308 e area non critica 19,19, bastano due altri ricoverati in terapia intensiva per far saltare il banco. Speriamo bene.
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