Ma oggi servono meno leggi e più libertà

Ma oggi servono meno leggi e più libertà

I n queste giorni l'Italia si divide sul «decreto dignità»: su una riforma volta a ottenere per legge quello che, in realtà, si può conseguire solo grazie alla crescita. Certamente è meglio avere un posto di lavoro sicuro invece di uno precario, ma solo aziende sane in un'economia che cresce siglano contratti a tempo indeterminato.

Non siamo solo noi, a ogni modo, a scontrarci su tali questioni, dato che il tema delle condizioni sul posto di lavoro è al centro di tante discussioni. In particolare, un po' ovunque nel mondo si considera l'opportunità, o meno, di abbassare il numero massimo di ore lavorative. La riforma che più ha fatto discutere è quella francese, che ha imposto il tetto delle 35 ore. A distanza di tempo sappiamo come quella scelta abbia penalizzato le imprese (spesso impossibilitate a organizzare al meglio le attività) e soprattutto i dipendenti, che in tal modo hanno mantenuto una produttività relativamente bassa: con le conseguenze salariali che ne derivano. Perché se è vero che la produttività non dipende solo dal tempo lavorativo, è normale che la facoltà di passare più ore in fabbrica o in ufficio permette di rivendicare e ottenere redditi migliori. A ogni modo è ormai chiaro che la volontà, in Italia come ovunque, di regolare nel dettaglio i contratti è figlia di un'impostazione vecchia e nasce da un'idea semplicistica di quelle che sono (o dovrebbero essere) le esigenze dell'azienda e del lavoratore. Quanti vogliono permettere solo 10 ore al giorno, e non 12, ritengono che ogni lavoratore ne trarrebbe beneficio, ma non è detto che sia così. Vi sono dipendenti che sarebbero ben lieti di poter assolvere i loro obblighi in soli tre o quattro giorni: ad esempio perché hanno la famiglia a 200 chilometri di distanza e si trasferiscono sul posto di lavoro per larga parte della settimana, tornando a casa nel week-end.

Non si dovrebbe allora legiferare su tutto ciò e si dovrebbe avere più rispetto per la libertà: per il diritto del lavoratore e del datore di lavoro di negoziare. E come non esiste un vestito che possa essere indossato da alti e da bassi, da grassi e da magri, analogamente dobbiamo capire che le esigenze possono variare tanto da un'azienda all'altra, da un lavoratore all'altro. Per questo coloro che ci governano dovrebbero focalizzare l'attenzione su quanto ostacola la crescita. In una società dinamica e ben funzionante non c'è alcun bisogno di lavorare tanto: come dimostra il fatto che oggi lavoriamo assai meno dei nostri nonni, per la migliorata capacità di produrre.

Con tasse inferiori e maggiore concorrenza, le nostre imprese sarebbero meglio in grado di competere e la produttività dei nostri lavoratori sarebbe superiore. Potremmo guadagnare di più e faticare meno. Ma ci vogliono meno leggi e più spazi di libertà.

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