«La sua signora è caduta nella piscina». «Salvate i gioielli!» supplicava Edward McKinley nel cult movie Hollywood Party (1968) diretto da Blake Edwards con uno strepitoso Peter Sellers. Oggi bisogna salvare i veri gioiellieri, sempre più rari. «Noi lo siamo perché portiamo lo stesso rispetto per una pietra da cento euro e per una da 100 milioni», dice Carlo Traglio, presidente e amministratore delegato di Vhernier, grande designer di gioielli, appassionato ricercatore di pietre preziose, collezionista di opere d'arte moderne e contemporanee, da Julian Schnabel a Francesco Clemente, a David Hockey. «La forma e le sfumature di colore di ciascuna pietra sono parte integrante dell'idea che sta alla base di tutte le creazioni Vhernier; per questo motivo scelgo personalmente ogni pietra che viene impiegata nei nostri gioielli. Le più belle non sono solo quelle tradizionalmente ritenute le più preziose; mi piace, infatti, sorprendere con l'uso di materiali insoliti, gemme che siano anzitutto in grado di regalare un'emozione a chi le guarda. Così come succede a me quando le osservo prima dell'acquisto: è sempre una questione d'innamoramento, e solo dopo arrivano le valutazioni più tecniche», racconta Traglio che da giovanissimo ha appreso l'arte orafa dal maestro gioielliere Frattini. Poi, da studente della facoltà di Giurisprudenza a Losanna, ha lavorato per le aste di gioielli di Sotheby's e ha continuato a disegnare e realizzare gioielli anche quando, dopo la laurea, ha preso in mano le redini dell'azienda di famiglia che si occupava dell'imbottigliamento della Coca Cola in Italia. Nel 2001 acquista Vhernier mantenendo la tradizione dell'azienda nata nel 1984 a Valenza come laboratorio orafo, apprezzato dagli esperti del settore ma sconosciuto al grande pubblico. Oggi la maison è celebre in tutto il mondo e il suo trentennale è stato festeggiato con il lancio della capsule collection Freccia realizzata in pavé di diamanti bianchi o neri montati su oro o abbinati al cristallo di rocca, alla giada, alla madreperla bianca australiana o grigia di Tahiti. Anelli, bracciali e orecchini sono composti da forme triangolari di straordinaria sinuosità. La tecnica d'incassatura a due griffe perfezionata da Vhernier fa sì che si possa ottenere un pavé fittissimo di pietre, soffice come il velluto e luminoso come una stella cometa: ogni diamante selezionato singolarmente viene accostato agli altri per omogeneità di colore. «Siamo rimasti gli unici a fare il tailor made del gioiello», spiega Traglio ricordando il suo continuo viaggiare per il mondo alla ricerca di pezzi unici perché così li esige l'alta gioielleria, e di pietre affascinanti come la corniola, il crisoprasio, la sugilite, la siderite, il kogolong, il giaietto. Con una personalità che condensa altissimo senso estetico a sublime perizia artigianale, Traglio ha portato Vhernier a registrare nel 2014 un incremento delle vendite del 40%.
Ma non è tutto: ha da poco inaugurato la boutique di via Montenapoleone nel quadrilatero chic di Milano, uno scrigno all'altezza del prestigio del marchio e tra le fan di tutto il mondo vanta personaggi come Demi Moore, Uma Thurman, Angelina Jolie e Julia Roberts. Scusate se è poco.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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