Alla fine ha prevalso il compromesso. La maggioranza ha raggiunto l'accordo per posticipare l'avvio della sugar tax viene posticipato al primo luglio 2025, ma resta il subemendamento del governo con lo spalma-crediti del Superbonus in 10 anni anziché in 4 anni con la mini-retroattività dal primo gennaio alla data di conversione del decreto in legge.
Si è così composta una diatriba che ha creato qualche scompenso nella maggioranza per via delle insistenze di Forza Italia che intendeva far sì che il cambio di regime fosse efficace solo successivamente al via libera al dl Superbonus. Gli azzurri portano a casa il differimento della sugar tax e sono moderatamente soddisfatti, per quanto il via libera allo spalma-crediti sia arrivato con l'astensione dell'unico componente della commissione Finanze del Senato, Claudio Lotito, mentre il governo ha ricevuto il voto favorevole di Italia Viva che è all'opposizione.
«Non c'è la sugar tax. Rimane il Superbonus con effetto retroattivo perché i nostri emendamenti sono stati bocciati in commissione. Mi spiace e penso che sia un errore. Domani (oggi; ndr) in aula saremo però leali nei confronti del governo», ha commentato il leader di Forza Italia, Antonio Tajani, a bocce ferme. Come detto, il rinvio di dodici mesi della tassa sulle bevande zuccherate analcoliche, mai applicata dal 2020 a oggi ma prevista dal subemendamento del governo, è il risultato più importante raggiunto nella giornata di ieri. La spesa dovrebbe attestarsi attorno ai 130 milioni di euro.
La commissione Finanze del Senato ieri ha iniziato a votare gli emendamenti presentati da maggioranza e opposizione al testo. Ma sul subemendamento i lavori si sono impantanati perché Forza Italia, che in commissione è rappresentata da Lotito, aveva già fatto sapere di essere intenzionata a esprimere voto contrario sulla mini-retroattività dello spalma-crediti in 10 anni. Per evitare incidenti il presidente del Senato, Ignazio La Russa, aveva pensato di aumentare la composizione da 19 a 20 senatori, precettando l'esponente di Fdi Salvatore Sallemi. La mossa ha scatenato le proteste delle opposizione, per quanto prevista dal regolamento e nelle facoltà del numero uno di Palazzo Madama. In nome del ruolo super partes spettante alla seconda carica dello Stato. La Russa ha successivamente precisato che non sarebbe mutato nessun componente della commissione. Una scelta che gli è valsa un plauso bipartisan.
Nel tardo pomeriggio la soluzione. L'approvazione di un emendamento al decreto Superbonus del senatore Pietro Patton (Autonomie) ha fatto sì che l'esponente si ritirasse dalle votazioni in commissione. La sua assenza diminuiva di un voto - da 9 a 8 (a fronte dei 10 voti su cui può contare la maggioranza) - la presenza delle opposizioni. Un aiuto alla maggioranza. Visto l'appoggio esterno di Italia Viva con Dafne Musolino, anche se Lotito avesse votato contro, l'emendamento del governo sarebbe passato ugualmente. La situazione è stata rappresentata icasticamente dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovan Battista Fazzolari. «Il superbonus è un mostro che cresce di minuto in minuto e ci costerà 219 miliardi, cioè molto più del Pnrr», ha detto ieri ospite di Confcommercio aggiungendo che «togliere questo emendamento del Mef vale complessivamente circa 12 miliardi, mentre il taglio del cuneo fiscale per un anno vale circa 10 miliardi».
Oggi la commissione Finanze del Senato voterà il mandato al relatore il dl Superbonus approderà immediatamente in Aula.
Contemporaneamente si riunirà l'esecutivo dell'Abi (la Confindustria delle banche) che, oltre ad approvare il rinnovo del presidente Patuelli, dovrebbe esprimersi sullo stop alla compensazione dei crediti Superbonus con i debiti previdenziali e Inail.
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