Olindo e Rosa, la Pg sicura. "Revisione inammissibile"

La Nanni trasmette il fascicolo a Brescia, ma la relazione affonda la richiesta di nuovo processo

Olindo e Rosa, la Pg sicura. "Revisione inammissibile"
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Procuratore, lei è sicura che Olindo e Rosa siano colpevoli?

«Sono sicura che non c'è niente di nuovo. Niente che sia stato importante per la loro condanna viene messo in discussione da elementi che non fossero già conosciuti dai giudici che li hanno dichiarati colpevoli».

Sono le 13,30 di ieri e Francesca Nanni, procuratore generale a Milano, annuncia quella che potrebbe essere la pietra tombale sulla sorte dei due coniugi condannati all'ergastolo per la strage di Erba, 11 dicembre 2006. La richiesta di un nuovo processo, depositata di sua iniziativa dal sostituto procuratore generale Cuno Tarfusser, è stata inviata mezz'ora prima alla Corte d'appello di Brescia, che dovrà decidere sulla revisione della condanna. Ma la richiesta di Tarfusser è accompagnata da una relazione che la demolisce punto per punto, firmata dai due superiori gerarchici di Tarfusser: la Nanni e la sua vice, l'avvocato generale Lucilla Tontodonati. Tarfusser si trova di fatto isolato e sconfessato all'interno del suo stesso ufficio, sottoposto a procedimento disciplinare, accusato di avere, nella sua crociata per strappare Olindo e Rosa al carcere a vita, violato ogni regola. Certo, adesso la parola passa ai giudici di Brescia, che potrebbero dare invece ragione a Tarfusser. Ma le speranze, per la coppia di ergastolani, si riducono al lumicino.

Spiega Francesca Nanni: «Nella relazione inviata a Brescia spieghiamo in primo luogo che la richiesta è inammissibile, perché presentata da un soggetto non legittimato». Fin dall'inizio, d'altronde, la Nanni ha sostenuto di essere l'unica, insieme alla sua vice, col potere di chiedere revisioni di processi già conclusi. Quella di Tarfusser è stata una sorta di fuga in avanti, un gesto non autorizzato e basato - sottolinea più volte la Nanni - su materiale fornito dai difensori dei due condannati: «Che però non hanno presentato una richiesta di revisione in proprio». Ma allora perché avete mandato ugualmente a Brescia la richiesta di Tarfusser? «Perché essendo stata firmata e depositata, ha comunque avviato un procedimento che deve essere concluso nella sede competente. Non posso essere io a decidere, ci tenevo che fosse valutata nel merito».

Su quale debba essere la conclusione della storia, la Nanni però non ha dubbi: «Ho impiegato molto tempo a studiare le carte, perché la vicenda è complessa e delicatissima. Insieme all'avvocato generale abbiamo raggiunto la convinzione che non ci siano gli elementi nuovi e decisivi che sono richiesti dal codice per la revisione di una sentenza passata in giudicato».

E le nuove consulenze, le falsità che sarebbero state commesse? «Nulla di nuovo o di decisivo», risponde netta Francesca Nanni.

Tutto, nella relazione inviata dalla Nanni a Brescia, ruota intorno alle due architravi del processo che, in tre gradi di giudizio, ha ritenuto Olindo Romano e Rosa Bazzi colpevoli «aldilà di ogni ragionevole dubbio» del massacro compiuto nella casa dei vicini. Prove così nette che è difficile trovarne di più nette in casi analoghi. Si tratta della confessione che i coniugi resero durante le indagini preliminari, e che ora affermano essere stata carpita con l'inganno; e del riconoscimento effettuato dall'unico sopravvissuto, Mario Frigerio, che ha indicato in Romano uno degli assassini. Nessuno degli elementi raccolti da Tarfusser, sostiene la Nanni, inficia la pesantezza di quegli elementi. «Celebrare oggi un nuovo processo - spiega il procuratore generale - vorrebbe dire rimettere in discussione prove già ampiamente valutate». La richiesta di revisione, è la tesi dei vertici della Procura generale, non può trasformarsi in un quarto grado di giudizio.

Neanche se a chiederlo è un magistrato esperto come Tarfusser, convinto di trovarsi davanti a un drammatico errore giudiziario: e ieri comunque soddisfatto, «perchè dopo quattro mesi di attesa la mia richiesta viene trasmessa agli unici giudici che possono valutarla».

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