Oltre 200 i ritiri anti-destra ma il rebus sono gli elettori

Evitate 218 sfide triangolari, ma tra i macroniani molti mal di pancia. In tanti casi la desistenza favorisce i candidati dell'odiato Mélenchon

Oltre 200 i ritiri anti-destra ma il rebus sono gli elettori
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La dead line era fissata alle 18 di ieri. Il termine per i «qualificati» al ballottaggio di domenica prossima per le elezioni legislative francesi per depositare la propria candidatura agli spareggi. Dopo quell'ora il quadro è stato più chiaro. Sono 218 i candidati che hanno «desistito»: 130 appartengono alle sinistre del Nouveau Front Populaire, 82 a Ensemble, il blocco macronista, solo 3 al Rassemblement National, 2 ai Républicains e uno è indipendente. In pratica in 212 casi la rinuncia è in funzione dell'unione repubblicana anti-Bardella: i «gauchisti» e i governativi hanno sbianchettato il candidato terzo classificato al primo turno nella speranza che i voti si concentrino sul meglio piazzato e che l'estrema destra conquisti il minor numero possibile dei seggi ancora da assegnare. Che sono 501 su 577, visto che in 76 collegi domenica scorsa un candidato ha superato il 50 per cento: 39 di Rn, 31 di Nfp, uno di Enemble, gli altri sparsi). Secondo l'analisi di Le Monde, domenica ci saranno 403 duelli a due (nella gran parte dei quali Rn era in testa dopo il primo turno), 95 triangulaires e perfino due quadrangulaires.

Il numero magico, il numero del terrore, è 289, che darebbe la maggioranza assoluta dell'Assemblée Nationale a uno dei due schieramenti. Metà Francia spera che Jordan Bardella ce la faccia, scrivendo una pagina storica per l'Esagono, l'altra metà è terrorizzata e sta facendo di tutto nei giorni che conducono allo showdown di domenica per impedire una sconfitta che non solo sarebbe uno smacco storico ma che renderebbe la Francia, seconda economia dell'Europa, praticamente ingovernabile, con Emmanuel Macron ancora all'Eliseo, da dove non sembra intenzionato a traslocare prima del 2027 e con il parlamento e il governo nelle mani dell'estrema destra considerata anti-europeista e populista. Marine Le Pen ha ieri criticato la strategia del blocco anti-Rn: «Il ritiro e le istruzioni di voto sono il peggior tipo di disprezzo per gli elettori. Queste elezioni sono un'emancipazione del popolo francese», ha detto la leader del Rassemblement.

A guardare i numeri sembrerebbe che il blocco repubblicano sia piuttosto compatto nel cercare di favorire qualsiasi candidato abbia uno straccio di possibilità di batte il concorrente di Rn, ma in realtà c'è molto imbarazzo da parte dei macroniani, dei neogollisti e dei centristi di MoDem nel farsi da parte nei collegi in cui il principale avversario dell'estrema destra è un esponente della France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, da molti centristi considerato impresentabile più o meno come l'estrema destra. Quindi in molti casi i candidati governativi hanno accettato di malavoglia il diktat di Emmanuel Macron alla desistenza di massa, ma in pochi hanno fatto una esplicita dichiarazione di voto per la «gauche».

A destra, invece, malgrado i minori margini di manovra rispetto ai risultati del primo turno, Rn spera di conquistare i voti del Républicains e di schegge centriste che non vogliono favorire Mélenchon.

Ieri Eric Ciotti, leader dei Républicains confluito tra mille polemiche in Rn, chiede esplicitamente al deputato uscente della prima circoscrizione della Corrèze, Francis Dubois, dei Républicains che non lo hanno seguito, di ritirarsi in vista del secondo turno delle elezioni legislative per «battere François Hollande», l'ex presidente francese arrivato in testa al primo turno.

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