Un anno fa, proprio di questi tempi, Wang Zhi Gang, a capo del dicastero scientifico, aveva dichiarato al comitato centrale del partito comunista cinese che il suo Paese avrebbe compiuto notevoli sforzi per l'autosufficienza di scienza e tecnologia, «perché non possiamo affidarci all'estero per le tecnologie chiave». Purtroppo era solo propaganda, perché la Cina si definisce autonoma, ma non rinuncia agli accordi sottobanco e alle attività di spionaggio pur di raggiungere risultati sempre più eclatanti nell'innovazione. Il caso Charles Lieber è l'esempio lampante di quanto Pechino investa illecitamente nel mondo accademico americano nel tentativo di rubare informazioni confidenziali e tecnologiche dalle aziende Usa e persino dal governo federale.
Ieri, dopo quasi tre ore di camera di consiglio, la corte federale ha dichiarato il 62enne Lieber, uno dei maggiori ricercatori degli Usa e capo del dipartimento di chimica di Harvard, colpevole di aver mentito al suo Paese. Studioso della sintesi della nano-materia e in odor di Nobel, aveva preso parte a un programma finanziato dal governo cinese per attrarre i più importanti scienziati stranieri. Lieber, finito in manette il 28 gennaio 2020, aveva aderito al Thousand Talents Program (il Ttp, avviato nel 2008 e tuttora attivo), un discusso programma del governo cinese per finanziare accademici stranieri. Era stato pagato profumatamente per stabilire un laboratorio di ricerca alla Wuhan University of Technology, ma ha nascosto l'affiliazione alle agenzie di sovvenzione statunitensi. Nei tre anni in cui ha collaborato al piano, Lieber ha guadagnato 50mila dollari al mese, più 150mila per coprire le spese e 1,5 milioni di finanziamento per l'attività di laboratorio tra Harvard e quello di Wuhan, famoso per la possibile diffusione del Covid. Mantenere legami con un'università cinese e partecipare al Ttp non è illegale negli Stati Uniti. Nel 2018 però l'amministrazione Trump lanciò un'operazione, la China Initiative, per controllare in maniera più stringente questi rapporti: di fatto, costrinse decine di scienziati di alto profilo a dichiarare esplicitamente i propri legami con Pechino.
Il caso del professor Lieber (rischia fino a 26 anni di carcere) sembra essere tuttavia la punta di un iceberg: parte da lontano e potrebbe portare all'arresto di altri ricercatori americani. È il secondo procedimento giudiziario contro un accademico a finire in aula. In precedenza ad affrontare un processo con l'accusa di integrità della ricerca toccò al professore dell'Università del Tennessee-Knoxville Anming Hu, prosciolto da ogni accusa per un errore giudiziario. In questo momento ci sono altri cinque casi pendenti nel database governativo. Tant'è che lo scorso settembre centinaia di accademici provenienti da istituzioni tra cui la Stanford University e la Princeton University, avevano firmato una lettera invitando la procura generale che si occupava del caso Lieber a far chiarezza sul Ttp. «L'iniziativa - si legge nel testo - si è allontanata dalla sua missione originale, persevera il furto di proprietà intellettuale e sta danneggiando la competitività della ricerca americana».
Lieber, in congedo amministrativo retribuito da Harvard, e
malato di tumore, gestiva un importante laboratorio specializzato nella costruzione di nanofili di silicio in elettronica, laser e persino una rete neurale che potrebbe essere iniettato come interfaccia cervello-computer.
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