Omicidio Vassallo, 4 arresti. C'è un ufficiale dei carabinieri

I pm di Salerno: "Il colonnello Cagnazzo depistò le indagini". La vittima voleva denunciare un traffico di droga a Pollica

Omicidio Vassallo, 4 arresti. C'è un ufficiale dei carabinieri
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Clamorosa svolta nel delitto del «sindaco pescatore» Angelo Vassallo, vittima di un misterioso agguato di matrice camorristica nel Cilento. A 14 anni dall'uccisione del primo cittadino di Pollica Acciaroli, in provincia di Salerno, raggiunto da una raffica di colpi di pistola mentre tornava a casa in macchina il 5 settembre del 2010, un alto ufficiale dei carabinieri è stato arrestato con l'accusa di concorso in omicidio aggravato da premeditazione e metodo mafioso.

È stata la Procura di Salerno a firmare la richiesta di misura cautelare nei confronti del colonnello Fabio Cagnazzo, investigatore in prima linea nelle indagini di camorra a Castello di Cisterna, prima di ricoprire per quattro anni il ruolo di comandante provinciale dei carabinieri di Frosinone e approdare a Roma. Insieme a lui sono finiti in manette con la stessa accusa l'ex brigadiere Lazzaro Cioffi, l'imprenditore Giuseppe Cipriano e Romolo Ridosso, ritenuto esponente del clan camorristico Ridosso-Loreto.

«Pure il pescatore lo abbiamo messo a posto». Con queste parole Ridosso commentò la morte di Vassallo durante un incontro in casa sua con Cioffi e Cipriano, come raccontato dalla sua compagna, collaboratrice di giustizia ritenuta attendibile. Un dettaglio finito ora nell'ordinanza di custodia cautelare. Il sindaco sarebbe stato ucciso perché aveva scoperto un traffico di stupefacenti nel suo comune e aveva intenzione di denunciare tutto ai carabinieri. Il delitto è avvenuto poche ore prima che incontrasse il comandante della compagnia dei carabinieri di Agropoli. Per impedire che denunciasse i quattro arrestati lo avrebbero fatto fuori e poi si sarebbero messi d'accordo per depistare le indagini, proprio grazie al ruolo del colonnello Cagnazzo che fin dalle prime fasi si sarebbe adoperato per indirizzarle su un sospettato, Bruno Humberto Damiani, detto «il brasiliano», che frequentava il mondo dello spaccio cilentino. Cagnazzo avrebbe fatto terra bruciata intorno a Damiani, diffondendo la notizia fasulla dell'esistenza di un «gruppo Damiani» dedito al traffico di droga attraverso l'utilizzo di un gommone, indicandolo falsamente come positivo all'esame dello Stub e facendo credere che avesse fatto pedinare la vittima nei pressi del porto di Acciaroli. Inizialmente indagato, Damiano venne poi prosciolto. Ma quella del «brasiliano» non fu l'unica falsa pista suggerita dall'ufficiale finito in manette, un'altra avrebbe riguardato una presunta lite con tal Roberto Vassallo (solo omonimo del sindaco ucciso), titolare di un albergo del luogo. Tutto per coprire il traffico di droga organizzato al porto di Acciaroli dal clan Cesarano di Castellammare di Stabia, Pompei e Scafati.

La Dda di Salerno avrebbe rilevato inoltre «gravi alterazioni» della scena del crimine e il pm ritiene che sia stata opera di Cagnazzo, tra i primi a intervenire sul luogo dell'omicidio. Mentre erano in corso i rilievi avrebbe rimosso alcuni reperti, in particolare dei bossoli, e portato via alcuni mozziconi di sigarette.

Al di fuori da ogni prassi investigativo-scientifica. «Prime svolte concrete in una vicenda drammatica che ha segnato la nostra famiglia e tutto il Cilento», il commento dei fratelli della vittima, Dario e Massimo Vassallo.

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