Nel 2022 si potrà vincere la pandemia ma solo se ci sarà uno sforzo comune, che coinvolga i Paesi in via di sviluppo, estendendo la percentuale di vaccinati. Raramente l'Oms si è mostrata fiduciosa contro il Covid ma stavolta un insieme di dati sembra dare speranza. «Il potere di cambiare una volta per tutte il corso della crisi del Covid-19 è nelle nostre mani. Se mettiamo fine all'iniquità, poniamo fine alla pandemia ma solo insieme», afferma Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell'Oms. Per il «ritorno alle norme pre-Covid bisogna arrivare al 70 per cento della popolazione globale vaccinata entro la metà dell'anno, una maggiore sicurezza sanitaria e una più forte assistenza sanitaria di base».
Fiducioso si mostra anche Christian Drosten, direttore dell'Istituto di virologia presso l'ospedale Charité di Berlino. In base ai dati provenienti da altri paesi, le infezioni da Omicron sono più lievi e potrebbero portare la pandemia in una «situazione endemica» più paragonabile a un comune virus del raffreddore o dell'influenza, ha detto al Guardian: «È una buona situazione se hai un virus che non ti fa più ammalare e si trasmette facilmente, stimolando così aggiornamenti regolari all'immunità delle persone», il tutto mantenendo l'uso delle mascherine al chiuso e un'ulteriore dose di vaccino, per proteggere i più vulnerabili. Quindi un aiuto può arrivare, paradossalmente, proprio dall'Omicron e dal suo tempo di incubazione ridotto con sintomi sfumati e alta trasmissibilità, a patto che la popolazione sia il più vaccinata possibile.
Il rischio infatti è che in brevissimo tempo, circolando in contemporanea a Delta e senza trovare l'ostacolo degli anticorpi, si arrivi a «uno tsunami di casi», esercitando «un'enorme pressione sugli operatori sanitari già esausti e sui sistemi sanitari fino al collasso», sottolinea Ghebreyesus. Dunque un barlume di speranza arriva dall'andamento della curva dei contagi, che in Sudafrica ha raggiunto in un mese il picco senza un evidente aumento dei decessi. «La velocità con cui la quarta ondata guidata da Omicron è salita, ha raggiunto il picco e poi è diminuita è stata sbalorditiva - spiega Fareed Abdullah del South African Medical Research Council -. Il picco si è avuto in 4 settimane e poi il calo precipitoso in altre due. È stata un'alluvione più che un'onda». L'aumento dei decessi nel periodo è stato modesto e nell'ultima settimana addirittura «marginale», forse dovuto ad una popolazione molto giovane, benché il numero dei vaccinati completi ancora oggi sia il 26 per cento. Discorso analogo sta avvenendo in alcuni Paesi dell'Est Europa, ma in questo caso l'impatto sui decessi è stato piuttosto importante, a causa dell'età media più alta e una bassa media di vaccinazioni completa: Bulgaria al 27,6; Ucraina al 31,2; Romania al 40,1; Slovacchia al 44,6. Intanto secondo le previsioni il picco dovrebbe arrivare in Europa e in Asia Centrale «entro la fine di gennaio con 8 milioni di casi al giorno, il doppio del numero odierno», evidenzia Hans Fluge, direttore dell'ufficio regionale dell'Oms Europa.
Per questo è richiesto a tutti di «assumerci la responsabilità individuale di completare l'intero ciclo di vaccinazioni compresi i richiami; e se sintomatici autotestarsi e isolarsi» e poi attuare i «5 stabilizzatori della pandemia: diffusione del vaccino, booster, mascherine, ventilazione, farmaci antivirali e altri farmaci efficaci» che, con il boom di contagi, ora «saranno più importanti che mai».
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