Ong all'attacco, reclamo alla Ue contro le norme sui salvataggi

Nel mirino le regole sui porti di sbarco. E il Parlamento europeo approva un testo che critica il decreto Piantedosi

Ong all'attacco, reclamo alla Ue contro le norme sui salvataggi
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Le Ong del mare tornano alla carica. Nessuno le ha votate, ma pretendono di far cancellare la legge approvata dal Parlamento italiano, che le sta mettendo in difficoltà nei «soccorsi» a raffica dei migranti.

Msf, Oxfam Italia, Sos Hunanity, Emergency e Asgi, i legali finanziati da George Soros, hanno inviato un «reclamo» a Bruxelles. «In qualità di custode dei trattati dell'UE, è responsabilità della Commissione europea garantire che gli Stati membri rispettino le leggi in materia - scrivono i talebani dell'accoglienza - e smettano di ostacolare il lavoro salvavita delle Ong, che semmai dovrebbero essere integrate in un sistema di ricerca e soccorso nel Mar Mediterraneo proattivo e guidato dagli Stati». Non è un caso che ieri il Parlamento europeo abbia approvato una risoluzione che «invita gli Stati membri a fare pieno uso di tutte le navi in grado di prestare assistenza nelle operazioni SAR, (ricerca e soccorso; nda) comprese le navi gestite da Ong». E ancora peggio al punto 5 invita a mantenere «i porti sicuri più vicini aperti alle navi delle Ong e a non criminalizzare coloro che forniscono assistenza ai migranti in difficoltà».

Nel mirino c'è il cosiddetto decreto Ong del ministro Matteo Piantedosi, che costringe le navi a sbarcare i migranti dopo il primo salvataggio e in porti lontani. Da quando è in vigore ha rallentato la flotta «umanitaria».

L'intreccio del reclamo a Bruxelles con la risoluzione di Strasburgo svela il piano delle Ong. Oltre ai richiami all'utilizzo della flotta «umanitaria», il punto 6 «invita la Commissione a intensificare il suo ruolo di coordinamento all'interno del gruppo di contatto Sar () associando tutti gli attori coinvolti comprese le Ong». E ovviamente punta il dito contro la guardia costiera libica, che ha intercettato 9mila migranti fino al 30 giugno. Non solo: chiede la radiografia dei «finanziamenti dell'UE e degli Stati membri alle guardie di frontiera e costiere nei paesi terzi, tra cui Libia, Turchia, Egitto, Tunisia e Marocco». Ennesimo bastone fra le ruote al memorandum che l'Europa, su forte pressione italiana, deve chiudere con Tunisi per cercare di tamponare l'ondata di partenze. Per di più gli europarlamentari caldeggiano una nuova missione europea con «una capacità sufficiente in termini di navi, attrezzature e personale dedicato alle operazioni di ricerca e soccorso e un approccio più proattivo e coordinato per salvare efficacemente le vite in mare». In pratica una riedizione di Mare Nostrum, che aveva portato gli sbarchi a 170mila sbarchi nel 2014.

«Con il voto del Parlamento europeo è stata sconfitta la linea delle destre. L'Europa deve fare molto di più per salvare le persone nel Mediterraneo: la Commissione lavori subito ad una nuova strategia, avviando una missione che non lasci più da sole le Ong a fronteggiare le emergenze», canta vittoria Brando Benifei a nome del Pd.

Carlo Fidanza, di Fratelli d'Italia, ribatte che «a Strasburgo abbiamo votato l'ennesima risoluzione sull'immigrazione piena di banalità politicamente corrette. Unica luce l'approvazione di un nostro emendamento». Il testo «invita la Commissione a presentare proposte volte a subordinare i finanziamenti destinati ai Paesi terzi alla cooperazione nella gestione dei flussi migratori e nella lotta contro i trafficanti di esseri umani e di migranti». A Roma, il vice-presidente della Commissione, il greco Margaritis Schinas di Nuova democrazia, ha incontrato Giorgia Meloni. «L'Italia sta svolgendo un ruolo chiave nel contribuire a garantire un accordo dell'Ue su migrazione e asilo - ha scritto su twitter - qualcosa che gli europei che si recheranno alle urne l'anno prossimo hanno bisogno di vedere».

Di fronte all'impennata dei flussi migratori da Tunisia e Libia il

Consiglio supremo di Difesa, riunitosi ieri al Quirinale, ha sottolineato «le ragioni che inducono l'Italia ad assumere una forte iniziativa per richiamare l'attenzione piena dell'Unione europea e della Nato sull'Africa».

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